A Misano un weekend simile per Valentino Rossi, Morbidelli e Dovizioso. Dietro a tutti, senza brillare. Ma due possono ancora sperare, un altro invece no
Una domenica diversa, non sotto i riflettori come sono abituati a vivere, ma nell’ombra, come gli ultimi della classe. Ma con stati d’animo differenti. La prima tappa di Misano per Valentino Rossi, Franco Morbidelli e Andrea Dovizioso è stata più dura del previsto.
I tre italiani hanno un solo problema in comune
Nessuna lotta per la vittoria o per il podio, nessun vero duello entusiasmante. Solo tanta sofferenza, per un GP chiuso nelle retrovie. E per chi ha talento da vendere come loro, di sicuro non è stato facile. Davanti al proprio pubblico, finire in fondo non è mai bello. Ma sia Rossi che Dovizioso, oltre che Morbidelli, hanno comunque una “giustificazione” per quanto accaduto in questo fine settimana sulla riviera di Rimini. E li accomuna tutti e tre: al di là dei problemi specifici di ogni pilota, questa Yamaha fa fatica. Davvero.
Se solo Fabio Quartararo riesce a spingerla al massimo, senza nessun problema o quasi, c’è da chiedersi perché. Nonostante dallo scorso anno, anche grazie alle continue richieste di Rossi e Vinales, sia cambiato il modo di lavorare della casa giapponese, i risultati sembrano ancora poco convincenti. O, almeno, vanno solo in una direzione, quella del francese ora in testa al Mondiale.
Gli altri annaspano, non riuscendo a trovare il bandolo della matassa. Perché i problemi sono sempre gli stessi: accelerazione difficile, velocità di punta e consumo eccessivo della gomma posteriore. Con quest’ultimo fattore che sta incidendo decisamente di più, con episodi negativi che si presentano anche all’improvviso, senza alcuna avvisaglia.
Rossi in particolar modo sono anni che lamenta le stesse carenze, ma non sembra aver trovato soluzione. Tanto che questa ultima stagione si sta rivelando un vero calvario dal punto di vista tecnico.
Per Dovizioso e Morbidelli il futuro è comunque roseo
Per Morbidelli e Dovizioso la situazione però è diversa. E comunque i due italiani possono quantomeno sperare in un futuro roseo, al contrario del Dottore. Sì perché il primo rientrava dopo cinque Gran Premi saltati a causa dell’intervento al ginocchio e la sofferenza dal punto di vista fisico c’è stata eccome. Qualche segnale positivo poi lo stesso italo-brasiliano lo ha percepito. Anche perché passare da un team satellite a uno ufficiale ma soprattutto da una M1 2019 a una 2021 e completamente aggiornata è davvero un grande salto in avanti.
Questo chiedeva da tempo Morbidelli, per cominciare davvero a lottare ad armi pari con i suoi compagni di marca, ma soprattutto con gli avversari, che già lo scorso anno ha battuto con una moto decisamente inferiore. Lo meritava, punto. Ora è stato accontentato ma con una condizione fisica ancora precaria dovrà aspettare. E poi ci sarà bisogno di capire il nuovo mezzo, e un breve periodo di adattamento, anche al team, servirà.
Dovizioso poi ha ancora più scusanti: un rientro dopo mesi di inattività con una MotoGP, esclusi i test con l’Aprilia, ma soprattutto un passaggio da Ducati a Yamaha che può dirsi di sicuro non facile, se non traumatizzante. La guida della Rossa era fisica e molto particolare, così come lo è la M1, che dopo anni di primato di moto più guidabile del lotto ha cominciato a evidenziare tutti i suoi difetti. Lo ha ammesso lo stesso forlivese dopo la gara che servirà tempo per conoscersi, anche perché la guida è “strana” a suo modo.
Di certo c’è che questo finale di 2021 sarà un lungo adattamento alla nuova moto, per poi dare davvero il gas a manetta il prossimo anno. Così come Morbidelli, che sa di non poter rompere troppo le scatole a un Quartararo in formato Mondiale ora, ma che dal 2022 potrà dire la sua.
Insomma se Dovizioso e Morbidelli possono comunque sperare in un futuro decisamente migliore, Rossi no. Le ultime gare dovevano essere una passerella dolce verso l’addio. Il tributo di Misano è stato commovente, ma le prove del Dottore si stanno rivelando davvero complicate. Un finale amarissimo, che un campione del suo calibro non meritava. E, a dirla tutta, anche Yamaha doveva fare qualcosa. Perché i miti non vanno trattati così, anche se a fine corsa.
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