La Ferrari piange uno storico pilota, morto oggi, che ha legato le vittorie più belle della propria carriera automobilistica alla Rossa
Alla vigilia del Gran Premio di Russia, in programma in questo fine settimana sul circuito di Sochi, alla Ferrari è arrivata una notizia che non avrebbe mai voluto ricevere e che la fa piombare nel lutto.
Si è spento, infatti, un leggendario pilota che ha legato gli anni più belli e vincenti della sua carriera al marchio del Cavallino rampante, tanto da ricevere attestati di stima anche da parte del mitico fondatore Enzo Ferrari.
Si tratta di Nino Vaccarella, morto oggi all’età di 88 anni. Lo avevano soprannominato il “preside volante”, perché oltre al volante aveva anche preso in mano le redini della scuola privata Maria Montessori e della media e istituto tecnico Oriani di Palermo che, prima di lui, erano stati retti dal padre, poi scomparso prematuramente.
Nato il 4 marzo 1933 nel capoluogo siciliano, cominciò a correre proprio con una Fiat 1100 ereditata da suo padre, come l’istituto scolastico dove insegnava, alla cronoscalata Passo di Rignano-Bellolampo del 1956, ottenendo subito un quinto posto di classe. Nelle corse in salita si mise in luce, tanto da scalare le gerarchie fino a diventare pilota ufficiale Ferrari: in coppia con Ludovico Scarfiotti vinse la 1000 km del Nurburgring, con Jean Guichet la prestigiosa 24 Ore di Le Mans.
Si affacciò anche alla Formula 1, prendendo parte a quattro Gran Premi (tre in Italia e uno in Germania) tra gli anni 1961 e 1965, con la Rossa ma anche con Lotus e De Tomaso. Ma il suo nome è legato soprattutto alla Targa Florio, che si aggiudicò per ben tre volte: nel 1965 con Lorenzo Bandini su Ferrari, nel 1971 con Toine Hezemans e nel 1975 con Arturo Merzario su Alfa Romeo. A Maranello portò anche un Mondiale Sport Prototipi e una 12 Ore di Sebring con Ignazio Giunti e Mario Andretti.
Così lo definì il Drake: “Un pilota di temperamento. Apparentemente calmo e compassato, si avvertiva in lui il fuoco e la passione della sua terra d’origine. Sulle vetture sport era un ottimo pilota. Il percorso delle Madonie esaltava in modo particolare le sue doti di stradista e bisognava che incontrasse improvvise contrarietà per non risultare al traguardo primo o fra i primi”.
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