In una intervista a ElConfidencial, il leader della Moto3 Pedro Acosta: “Siamo al Mondiale, e dobbiamo sapere cosa è meglio o peggio per noi stessi”
Pedro Acosta, classe 2004, oltre a dimostrare di saperci fare sulle due ruote ha dato prova di avere carattere anche nell’intervista rilasciata a ElConfidencial. Lo spagnolo ha affrontato diverse tematiche, prima fra tutte l’uso dei social: “Dobbiamo vivere nel mondo, questo alla fine è uno spettacolo, un circo e i piloti sono i pagliacci della macchina da presa. Le cose ti arrivano da una parte, dall’altra… Ma ehi, mi piace sentire cosa dice la gente di me. Soprattutto gli odiatori. Mi sento come se avessi un fan club tutto per me, guardando quello che faccio 24 ore su 24. Li ascolto solo. Tutti possono sempre dirti cose buone, ma avere un fan club per te solo 24 ore a guardare quello che fai e quello che dici è incredibile“.
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Non si lascia dunque influenzare facilmente il giovane pilota e non si lascia nemmeno abbattere dalle critiche. Sui rapporti umani e sul ruolo di aiuto che può avere lo psicologo Acosta afferma: “La verità è che le persone che mi piacciono sono davvero poche. Siamo giovani, è vero, ma siamo in un Mondiale. So che ci sono persone che pensano: ‘Wow, questo ragazzo di 17 anni ha bisogno di aiuto psicologico, siamo cattivi, giusto?’ Ma la verità è che non credo negli psicologi. Neanche io presto molta attenzione alle persone. Ci sono pochissime persone che mi piacciono, e alla fine penso che non sia necessario che una persona ti dica ‘non ascoltare questo, non ascoltare l’altro’, penso che siamo al Mondiale, e dobbiamo sapere cosa è meglio o peggio per noi stessi”.
Personalità forte per un pilota della sua età, che afferma non gradire una cosa delle corse: “Dover prendere sempre una ruota. Anche se è vero che lo fanno tutti, sono un po’ stanco di questo non fare nulla e all’ultimo minuto inseguire per fare un giro buono. Primo perchè non si vede il livello del campionato; e secondo perchè alla fine passiamo più tempo nei box che in sella alla moto. Ma magari è spettacolare: noi siamo i pagliacci dello ‘spettacolo’, quindi… Di Certo può essere migliore per lo spettatore, ma non per la chi gareggia. La parte importante, o ciò che vendi, è ciò che vede lo spettatore; non la vera competizione, come in Formula 1, non vedi nessuno che aspetta l’avversario”.
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Il pilota della KTM che racconta di aver rischiato di rimanere senza scuderia, conclude con gli obiettivi di quest’anno: “Non ho avuto pressioni per tutto l’anno e le cose sono andate bene. Quindi lasciamo che la vita faccia ciò che vuole. Se vinco a Misano 2, bene. Se vinco in America, bene. Portimao, Valencia… Qualunque cosa. L’obiettivo alla fine è essere campione del mondo, non importa quando. Se sarà, vedremo“.
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