Valentino Rossi aveva la possibilità di continuare a correre in MotoGP ancora per una stagione, nel 2022. Ecco perché ha detto di no
È stato tutt’altro che semplice, ma il dilemma sul futuro che ha tenuto a lungo appeso Valentino Rossi è stato ormai definitivamente sciolto: alla fine di questa stagione, la sua ultima in MotoGP, il Dottore concluderà la sua lunga e impareggiabile carriera.
La decisione è presa, dunque, senza rimpianti ma non senza qualche ripensamento. Il sogno di andare ancora avanti ha covato infatti per qualche mese nella mente del fenomeno di Tavullia. Anche perché un’alternativa sul piatto c’era ed era anche piuttosto ghiotta.
Valentino Rossi poteva continuare con la Ducati VR46
Se il nove volte campione del mondo avesse scelto di continuare, avrebbe potuto difendere i colori della sua stessa squadra, la VR46, trovandosi come compagno suo fratello Luca Marini. Uno scenario niente male.
Certo, per realizzarlo, però, il numero 46 avrebbe anche dovuto abbandonare la sua fedele Yamaha e tornare in sella alla Ducati: una moto che è inestricabilmente legata al biennio più duro della sua vita agonistica, quello 2011-2012. Evidentemente, non se l’è sentita.
I motivi di questa rinuncia li ha spiegati lui stesso, in una recente conferenza stampa: “Forse avrei potuto guidare un altro anno, ma cambiare moto sarebbe stato molto difficile”, ha ammesso. “A dire il vero non volevo mettere pressione addosso alla mia squadra in MotoGP. Starò solo a vedere cosa succede”.
Uno stile di guida da ricostruire
A quarantadue anni, passare da una M1 che conosce come le sue tasche ad una Desmosedici invece tutta da scoprire avrebbe significato doversi reinventare per l’ennesima volta. Dopo che i cambiamenti tecnici intervenuti nell’epoca recente del Motomondiale lo avevano già costretto a modificare dinamiche e automatismi: un compito che si è rivelato tutt’altro che banale.
“Ho sempre cercato di adattare il mio stile di guida, di guidare con uno stile moderno”, ha spiegato. “In particolare negli ultimi due anni sembra che tutti stiano appesi con il corpo accanto alla moto trascinando i gomiti a terra. Penso che fino a un certo punto ci si debba adattare. Poi è una una questione del proprio stile”.
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