Jack Miller parla della tragedia avvenuta a Jerez in cui ha perso la vita il giovane Vinales e chiede provvedimenti urgenti.
In cinque mesi tre ragazzini hanno perso la vita in pista. Jason Dupasquier a maggio al Mugello, Hugo Millan a luglio ad Alcaniz, Dean Berta Vinales lo scorso sabato a Jerez. Tutti e tre sono morti adolescenti dopo essere caduti ed essere stati travolti da chi arrivava dalle retrovie. Il paddock della MotoGP giovedì si è radunato per un minuto di silenzio in onore del 15enne Vinales che ha perso la vita durante la gara di Supersport 300 meno di una settimana fa.
La questione sicurezza diventa l’argomento del giorno nel giovedì di conferenza stampa. Ognuno ha espresso il suo dolore per la tragedia che ha investito la famiglia Vinales, ma nessuno sa dare una risposta in merito alle possibili soluzioni. FIM e Dorna stanno pensando di innalzare l’età minima, ad un segnale luminoso sui display delle moto per avvisare di una caduta, di ridurre il numero dei piloti. Ma saranno sufficienti questi provvedimenti?
Il parere di Miller
Jack Miller è uno dei pochi piloti senza troppi peli sulla lingua e le sue parole sono cinicamente esemplari della stato d’animo che serpeggia fra i piloti. “Questo sport è quello che è. È brutale. Da un lato è affascinante che sia così incontaminato e pericoloso. Dall’altro, è più che terribile, è orribile”. L’alfiere australiano della Ducati non esprime rimedi per evitare il ripetersi di certi tragici episodi, ma il suo appello ai piani alti è più che percepibile. “Si deve fare un grande passo avanti in termini di sicurezza. Non può andare avanti come adesso. È stato particolarmente brutto quest’anno. Non può essere che tre bambini in meno di nove mesi vedano spezzata la loro vita. È orribile. Penso di parlare a nome di tutti quando dico che sono stanco di quei minuti di silenzio per dei ragazzi così giovani. È semplicemente brutto. Non può andare avanti così”.
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