La vittoria di Austin non chiarisce ancora il futuro di Marquez, alle prese con i soliti problemi fisici. Ma uno come lui serve a questo show
Sarà che è sempre stato il suo regno, ma ad Austin Marc Marquez, almeno per un weekend, è tornato quello di un tempo. O quasi. E, nonostante il poco spettacolo visto in pista, ha ridato fiato a un ambiente che negli ultimi tempi stava soffrendo di mancanza di pathos.
È stata un’annata dannatamente complicata per il talento di Cervera questa che si sta per concludere. Dopo l’infortunio dello scorso anno a Jerez e il calvario patito con ben tre operazioni al braccio, è riuscito a tornare solo dopo le prime due tappe del Motomondiale, anche rischiando qualcosa, visto che i tempi non erano ancora maturi.
Fin da subito si è capito che per Marquez sarebbe servito tempo per ritrovare la forma migliore. Ma, a dirla tutti, non ci si aspettava il fatto che ad oggi, 4 ottobre, la situazione fosse ancora preoccupante. È da tempo ormai che lo spagnolo deve gestire in maniera certosina la sua condizione fisica all’interno del weekend, evitare troppi sforzi e soprattutto di cadere di nuovo. Cosa non semplice per uno come lui che va sempre alla ricerca del limite.
Da settimane ci si chiede se la situazione del suo braccio non comporterà, prima o poi, un nuovo intervento. Ma dopo risposte vaghe, ecco che ieri è arrivata la conferma: “Sto facendo tutto quello che i dottori mi dicono di fare, sto provando a non cadere, ma non è semplice. Non sono ancora a posto, non so perché, ma non sono ancora al livello che vorrei essere. In questo momento non è prevista nessuna operazione, devo lavorare sul braccio che, non dimentichiamolo, è stato un anno fermo. Ci vuole tempo: prima di Misano ho fatto un controllo e si è visto che l’osso non è ancora completamente attaccato, bisogna avere pazienza“.
E non è tutto: “In questo momento non sono pronto per il campionato. So già che a Misano sarà molto difficile, poi voglio vedere nelle ultime due gare a che livello sarò, sperando per il 2022“. Già, è proprio quel “sperando” che mette un po’ di ansia. Perché il rischio è che davvero lo stesso Marquez non sappia se tornerà mai quello di un tempo o se dovrà convivere con questi dolori, se vorrà continuare a correre.
La certezza però è una: che uno come Marquez crea attenzione nel paddock. Ed esalta le folle, nonostante gli hater (perché non si tratta di semplici detrattori) dicano il contrario. Sono i fatti che parlano. Il suo ritorno ha destato interesse verso una MotoGP che da anni sta vivendo il lungo addio di Valentino Rossi. E, in mancanza dello spettacolo in pista che davano sia il Dottore che il talento di Cervera, oltre al ritiro di Lorenzo e allo stop “temporaneo” di Dovizioso, il rischio di una MotoGP “povera di spettacolo” è stato reale.
In questo 2021 sono stati pochi in realtà i GP realmente emozionanti. Colpa magari di campioni ancora in erba che devono trovare la loro dimensione, ma anche di moto spesso dall’andamento altalenante e che hanno lasciato poco spazio allo spettacolo. Quartararo e Bagnaia negli ultimi tempi hanno invertito una tendenza che si stava facendo preoccupante, ma c’è anche da dire che con i lampi di Marquez qualcosa da salvare di questa stagione 2021 c’è sotto l’aspetto dello show puro. Ed è per questo che serve uno come lui, con il suo carisma (che piaccia o meno), con la sua esuberanza in pista (che piaccia o no). Anche per stimolare le nuove leve a battagliare. Magari in maniera più pulita (questo è vero), senza esagerare. E in questo Marquez deve ancora “crescere”, anche se a 28 anni è difficile smussare certi angoli del proprio temperamento.
Le nuove leve crescono abbastanza bene, ma per tenere vivo l’entusiasmo nei confronti di una categoria che rischia sempre più di avvicinarsi al non-show della F1 vissuto almeno nell’ultimo decennio (non quest’anno, c’è da dire) c’è bisogno di piloti come lui. E non ci sono hater che tengano. La realtà parla chiaro.
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