In Turchia è andata in scena forse la prima vera frattura tra Hamilton e la Mercedes. Cosa succederà ora?
E’ facile essere in armonia quando le cose vanno bene. Molto più complesso è fare lo stesso quando si verificano degli inciampi e purtroppo per loro in Mercedes hanno dato prova di non saper reggere la pressione quanto pensavano.
La comodità di non avere rivali esterni addirittura dal 2014 ha certamente plafonato il loro modo di lavorare, di conseguenza non appena si sono trovati a dover fronteggiare una Red Bull in crescita costante, hanno cominciato a soffrire commettendo errori e perdendo a volte la bussola.
Tra la Russia e la Turchia, in più, si è verificato qualcosa di inedito. Lewis Hamilton via radio ha ripetutamente tentato di imporre il proprio punto di vista sulle indicazioni dei tecnici. Sfoghi non proprio pacifici che hanno infastidito il capo Toto Wolff, abituato a mostrare al mondo il volto paradisiaco della sua scuderia.
“Dobbiamo migliorare la nostra comunicazione”, ha cercato di tagliare corto il furbo manager austriaco. E’ chiaro però che il dirigente non abbia preso bene il tono aspro utilizzato dal suo pilota che, all’improvviso, sembra non fidarsi più del suo gruppo di lavoro.
Ricordiamo nello specifico che mentre l’ingegnere di pista “Bono” lo chiamava per il cambio gomme, lui, il #44 replicava che non c’era motivo di rientrare, sicuro che così avrebbe raggiunto il podio. Piazzamento poi sfumato per la sosta che lo ha fatto scivolare al quinto posto.
E qui parte l’inevitabile domanda. Come si gestiranno a Stoccarda qualora da qui alla fine dovessero presentarsi situazioni analoghe? Il rischio, per loro, è di regalare punti preziosi agli energetici e agevolare la cavalcata di Verstappen che, potrebbe così spezzare la supremazia tedesca dopo anni di soliloqui.
La questione però non finisce qua. C’è pure il 2022 da affrontare e lì Ham si troverà a dividere il garage con lo scomodo Russell. Un ostacolo in più in un ingranaggio che funzionava alla perfezione, ma che ora sembra essersi inceppato.
Chiara Rainis
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