La Red Bull rovina i suoi Junior? L’attacco arriva da un ex pilota di F1, alquanto dubbioso sulle capacità del gruppo austriaco.
Che la scuola Red Bull fosse piuttosto severa è patrimonio condiviso. Tutti lo sanno, così come è noto che il talent scout Helmut Marko non abbia grande pietà per chi mette sotto contratto, alla bisogna ricordando pure quanto ha dovuto sborsare per svezzarlo. Basti ricordare quando puntualizzò il costo dell’operazione Carlos Sainz in Toro Rosso, evidenziando come l’attuale portacolori Ferrari non stesse facendo il suo dovere. Ma dalla tagliola del plenipotenziario di Graz sono passati molti nomi poi sbocciati nell’endurance e in America, su tutti Sébastien Buemi e Sébastien Bourdais, piuttosto che Jaime Alguersuari, uscito a gambe levate dal Circus scioccato per la strategia della tensione adottata.
A questo proposito Christijan Albers ha addirittura parlato di un vero “problema”, in quanto, a suo avviso, gli accordi che che i vertici della squadra con base a Milton Keynes stipulano con i ragazzini sarebbero controproducenti. Nello specifico “soffocanti”.
“L’unico che è stato trattato diversamente è Max, altrimenti dovrebbero vedersela con il padre Jos“, ha affermato al De Telegraaf. “Gli altri restano bloccati e per andare via deve intervenire Marko“.
Per l’olandese, insomma, l’equipe energetica è una sorta di prigione dove c’è un capo che decide chi deve vivere e chi morire. Un esempio dei giorni nostri è Pierre Gasly, illuso di poter fare grandi cose nel main team e poi ributtato, in castigo, in Alpha Tauri nonostante le sue performance siano di ottimo livello.
“Con il francese sono stati scorretti. Idem con Daniil Kvyat“, ha proseguito il 42enne. “Un giorno è salito sul podio e quello dopo è stato licenziato. Chissà forse però stanno imparando dagli errori. Hanno smesso di mettere pressione su Albon e si stanno comportando bene altresì con Perez. Solo in questo modo potranno permettere loro di crescere”, ha concluso l’ex Minardi.
Chiara Rainis
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