A dieci anni dalla morte di Marco Simoncelli, suo padre Paolo si confessa: “Era in grado di toccare i cuori della gente”
Questo weekend la MotoGP gareggia al Marco Simoncelli World Circuit di Misano per la terzultima gara di questa stagione. Sarà l’ultima gara di Valentino Rossi in Italia, che verrà celebrata con un tributo da tutto l’ambiente e sarà, inoltre, l’occasione per celebrare il ricordo di chi da dieci anni continua a correre nei nostri cuori: Marco Simoncelli.
Paolo Simoncelli, papà di Marco, ha parlato, di questo decennio senza il figlio, al Giornale: “Non mi sembra che siano passati dieci anni. Sembra incredibile: il tempo passa ma Marco resta nel cuore di tutti e non se ne andrà mai. Per l’occasione faremo tante belle cose, a partire da “Sic”, il documentario che racconta la vita e la carriera di Marco con un ricordo molto intimo e personale. Ci saranno anche altre iniziative. Tutte cose speciali. C’è solo un problema: Marco non c’è“.
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Il padre del Sic definisce incredibile l’affetto verso Marco. Ancora non si capacita di questo fenomeno mondiale. Non ha mai smesso di ricevere lettere, messaggi, mail, testimonianze d’affetto. Abbracci. Da ogni angolo del globo. Marco è più popolare adesso di quando combatteva contro Valentino Rossi, Jorge Lorenzo, Dani Pedrosa o Andrea Dovizioso. Le persone lo fermano per strada, in circuito, mostrando orgogliosi i tatuaggi che si sono fatti.
Continua affermando: “Sono un tributo a mio figlio, a questo ragazzo speciale: sono disegni in cui campeggiano il 58, i suoi riccioli folti, il suo sorriso. Non solo, in era pre-Covid al suo museo avevamo anche 35.000 visitatori all’anno. Le persone continuano a suonare alla nostra porta. Molti portano olio e vino, altri vogliono vedere dove abitava Marco. Questo calore ci ha aiutato. Marco era una persona semplice, autentica, genuina, sincera. Era in grado di toccare i cuori della gente, senza distinzione di nazionalità o età, semplicemente perché era vero”.
Oggi Paolo si dedica alla sua Squadra Corse Sic 58 nel Motomondiale: “Il nostro team è nato per necessità, per un bisogno del cuore. È stato un modo per sopravvivere, per ricominciare a vivere di nuovo. Per rimettere in pista quella passione, quei sogni, quell’allegria che hanno portato Marco a diventare campione del mondo. Abbiamo iniziato al Mugello nel 2013 nel campionato italiano Civ con due pilotini e due moto e oggi schieriamo sette piloti: quattro nel campionato spagnolo Cev e tre nel Motomondiale con Tatsuki Suzuki e Lorenzo Fellon in Moto3, e Mattia Casadei nella MotoE.
Papà Paolo conclude: “Mi piace molto la Moto3 perché questi ragazzi sono meravigliosi. Mi piace insegnare a quelli che vogliono ascoltare. Il mio vantaggio è essere stato babbo. Da uno sguardo, un movimento, una mezza parola di questi ragazzi, capisco già di cosa hanno bisogno. Mi stanno regalando delle grandi soddisfazioni. Mi piace trasmettere cosa sia il motociclismo, insegnare a prendere il nostro sport con impegno. Ai miei ragazzi insegno il valore della genuina sportività, della solidale stretta di mano, dell’abbraccio come perdono dopo una caduta. Amiamo questo sport e guardiamo avanti. Nel nome di Marco“.
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