Max Biaggi riserva parole di elogio inaspettate al suo storico rivale Valentino Rossi. Ma non gli risparmia anche una frecciatina
Una carezza, forse impensabile, visti i trascorsi. Ma anche una punzecchiatura, alla quale sembra proprio non potersi sottrarre. Così Max Biaggi, nel weekend dell’ultimo Gran Premio in Italia del suo storico rivale Valentino Rossi, gli dedica il suo commiato in un’intervista concessa alle pagine de Il Giornale.
“Rossi era l’ultimo baluardo della nostra era, l’ultimo superstite di quella generazione”, è stato il sentito omaggio del Corsaro al Dottore, che già gli aveva dedicato un commentatissimo messaggio social. “Per questo mi sono sentito di scrivergli, ma le sue gesta rimarranno per sempre”.
Nonostante il grande rispetto che il romano gli testimonia oggi, con il fenomeno di Tavullia è stata rivalità vera, non solo sportiva ma in un certo senso anche filosofica, di atteggiamento verso la vita, di modo di vedere il mondo. “Credo sia nata perché doveva nascere”, spiega Max. “Perché entrambi volevamo vincere. Guardo con simpatia a tutto quello che è successo tra noi”.
Tra i tanti duelli, il sei volte campione del mondo ne sceglie uno in particolare: “Welkom 2004, anche se vinse Rossi. Io commisi un errore perché non mi ero reso conto che era l’ultimo giro. Dentro di me ne aspettavo un altro per la zampata finale. Ma ce ne sono tanti: penso a Assen 2001 con le 500″, dove invece vinse lui, Biaggi.
In comune hanno avuto solo una cosa: la possibilità di passare in Formula 1 ad un certo punto della loro traiettoria agonistica, che però entrambi hanno rifiutato. “Avevo avuto la possibilità di fare il salto nel ’99 con Ferrari“, conferma. “Era un progetto biennale, ma ero all’apice della mia carriera in 500. Non avendo una passione smisurata per le auto, ho optato per le moto”.
In chiusura, però, non manca una stoccata a Vale, quando Max gli ricorda che lui si ritirò da iridato in carica della Superbike. “È il finale perfetto di un bellissimo film: la mia carriera è finita con il titolo all’ultima gara in Francia per mezzo punto. Il massimo”, sottolinea. “In ogni sport, ritirarsi da vincente è un privilegio perché resta un ricordo indelebile, ma è anche il più doloroso perché sai di essere ancora forte e potresti continuare a correre”.
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