Una gara da leone quella di Bagnaia, a cui va fatto un grande ringraziamento. Il francese festeggia nel giorno di Valentino Rossi
Giornata dalle forte emozioni quella vissuta a Misano. Tante storie che si sono intrecciate sul circuito romagnolo. Capitoli che si chiudono, altri che se ne aprono, altri che vogliono continuare.
Ce l’ha messa tutta per tenere vivo il sogno iridato. Era un’impresa non ardua, di più. Era come scalare il K2 senza ossigeno, ma Pecco Bagnaia c’ha provato comunque e per poco non ha rimesso tutto in discussione. La caduta a pochi giri dal termine è stata un colpo al cuore, ma non toglie i grandi meriti al torinese per una stagione comunque fantastica.
Partito a razzo, ha dato un ritmo pazzesco alla gara. Jack Miller ha provato a fargli da fedele scudiero, ma è durato pochi giri, a terra (come lui dopo) e mestamente fuori. Marc Marquez dietro gli ha messo pressione, ma era stato Bagnaia a sfiancarlo alla fine a suon di giri veloci. Purtroppo però, come un anno fa, l’anteriore lo ha mollato sul più bello. Ed è un peccato, perché davvero meritava di tenere vivo un sogno comunque impossibile.
Un buon inizio, qualche GP a vuoto, anche per un calo della Rossa, ma poi da metà stagione in poi un crescendo emozionante, tanto che, possiamo dirlo, il binomio Ducati-Bagnaia è il più forte adesso. E, stando così le cose, è lui a partire in pole per il 2022. Bravo comunque Pecco, che è cresciuto tanto e merita di essere vicecampione. E che vicecampione.
Se la vittoria è andata a un Marquez che ormai è tornato, anche fisicamente, e che sarà un cliente scomodissimo il prossimo anno, la giornata è stata comunque quella di Fabio Quartararo. Una rimonta furiosa dalla quindicesima posizione, un podio sfiorato, ma l’emozione provata alla fine, con le lacrime da bambino fatte sgorgare una volta sceso dalla sua M1 dicono tutto del talento francese.
Ha comunque dominato il campionato, solo Bagnaia lo ha impensierito seriamente. Ma sarebbe ingiusto dire che non ha avuto rivali. Perché il grosso ce lo ha messo lui. Perché vincere con questa Yamaha così in difficoltà tecnicamente è un merito ulteriore. E dice tanto di quanto è forte questo ragazzo. Merita i festeggiamenti, ma merita soprattutto una moto all’altezza. E quella vista da metà stagione in poi è una moto che di sicuro faticherà tanto a ripetersi. Per questo il grido d’allarme lanciato già ad Austin necessita di una risposta forte ed immediata.
Ha sofferto tanto anche oggi, poi, merito delle cadute, ha concluso comunque decimo. Una piccola soddisfazione per Valentino Rossi, che davanti al suo pubblico, per l’ultima volta, ha avuto sì un contentino dopo un’annata da tregenda, ma meritato.
Sì perché una leggenda come lui non poteva chiudere mestamente ultima davanti ai suoi tifosi, quelli che per una vita lo hanno accompagnato ovunque nel mondo. E’ stata una festa vera per il Dottore, che come pochissime volte abbiamo visto emozionato. Valencia si avvicina, ma, come ha detto lui a fine gara, per come è andata poteva forse chiuderla qui. Perché un’emozione del genere difficilmente la vivrà a Valencia.
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