Joan Mir non ha avuto una moto in grado di difendere il titolo mondiale. Evidente il gap di potenza dalle Ducati e nel 2022 sarà un incubo…
Joan Mir non è riuscito a difendere il titolo mondiale, ma può ancora puntare al terzo posto finale. La Suzuki non gli ha dato una moto in grado di compiere un ulteriore step rispetto al 2020 e i risultati sono stati evidenti nel corso della stagione. 5 podi, nessuna vittoria e solito problema nelle qualifiche.
Il fatto è che mentre gli altri costruttori sono stati in grado di fare progressi durante l’inverno, la Casa di Hamamatsu è rimasta ancorata in una fase di stallo. E ora si reclama a grano voce il ritorno di Davide Brivio che però è legato ad un contratto con Alpine in F1 fino al termine della stagione 2022.
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I tecnici giapponesi avranno un bel lavoro da fare e Joan Mir prova a indicare la strada: “Abbiamo chiesto a Suzuki di migliorare un po’ il telaio della moto e di continuare a lavorare sul dispositivo holeshot in modo da non sentire la differenza tra quando lo usiamo e quando non lo facciamo. Abbiamo solo bisogno di un po’ più di potenza, più accelerazione. Il dispositivo è un modo per farlo. E ovviamente anche il motore è importante”.
Non c’è confronto in termini di potenza sui rettilinei con le Ducati Desmosedici e il prossimo anno sarà ancora peggio, dal momento che porteranno in pista ben otto prototipi: “Superare le Ducati è sempre difficile. È un incubo, anche adesso con il dispositivo. Superare una moto con le stesse prestazioni è difficile. Quindi puoi immaginare com’è con una Ducati. È sempre una sfida. Perdo molto tempo. Ho perso alcune gare quest’anno per questo – ha sottolineato l’ex campione del mondo Joan Mir -. Ma cercheremo di migliorare”.
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