Valentino Rossi ha solo un rimpianto, nel corso della sua lunga e impareggiabile carriera: questa la decisione che non rifarebbe
Ora che si appresta a disputare i suoi ultimi due Gran Premi, è giunto il momento dei bilanci per Valentino Rossi. Il momento di riflettere su una carriera lunga e impareggiabile, che certamente lascia nel Dottore un senso di grande orgoglio per tutte le imprese che è stato in grado di realizzare in questo quarto di secolo trascorso nel Motomondiale.
Nove titoli mondiali, 115 vittorie, 235 podi. Eppure, persino nelle storie più straordinarie e vincenti, ci può essere un pizzico di rammarico. E in effetti anche il fenomeno di Tavullia, guardandosi indietro, trova almeno una decisione importante che, con il senno di poi, non ripeterebbe nello stesso modo.
Stiamo parlando proprio dell’ultima svolta della sua parabola agonistica: quella che lo ha portato a continuare a correre per un’altra stagione, quella finale, e di passare alla scuderia satellite Petronas. Ora che questo campionato si avvicina al termine, il numero 46 può dirlo apertamente: è stato un errore.
La sua speranza era quella di offrire prestazioni più convincenti, che gli permettessero di lottare per posizioni di classifica più avanzate, ma così non è stato. Se lo avesse saputo prima, probabilmente avrebbe appeso il casco al chiodo con dodici mesi di anticipo. “Mi aspettavo di essere più competitivo, altrimenti avrei smesso già nel 2020”, ha confessato esplicitamente ai microfoni di Sky Sport. “Volevo essere sicuro che non ci fosse più niente da fare e quest’anno mi sono tolto tutti i dubbi. Se fossi stato veloce, avrei continuato”.
Colpa di una Yamaha che non gli offre più le stesse garanzie, ma anche del suo stesso rendimento, ammette candidamente Valentino Rossi prendendosi le sue responsabilità: “Tecnicamente diciamo che non sono al top, la moto non è competitiva. E neanche io. E questo è il risultato di questa combinazione”.
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