Valentino Rossi ribadisce un difetto della Yamaha M1 che affonda le sue radici nel 2016. Da allora non è stato fatto tutto il progresso necessario.
Le ultime stagioni di Valentino Rossi in MotoGP sono state complicate. Il 2021 un vero calvario, ma già lo scorso anno era stato difficile e si era avvertito un po’ di declino da parte sua.
A 42 anni è normale non essere più al top in un campionato in cui il livello si sta sempre più alzando, con diversi piloti giovani e molto veloci. La scelta di ritirarsi poteva avvenire già nel 2020, ma il Dottore ha voluto darsi un’altra chance per vedere se poteva dare ancora qualcosa e alla fine ha capito che è giusto dire basta.
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Valentino Rossi e il problema dell’elettronica Yamaha
Oltre all’età e alla competitività dei colleghi, ci sono altri due fattori che hanno condizionato Rossi in questi anni. Uno è rappresentato dalle gomme Michelin, più volte messe in discussione sia da lui che da altri. Non è mistero che Valentino si trovasse meglio con le Bridgestone. L’altro elemento condizionante è la centralina Magneti Marelli.
Dal 2016 è stata introdotta l’elettronica unica, adottando una ECU standard per tutte le moto. Yamaha, come altre case, in precedenza utilizzava una centralina di propria produzione e quel cambiamento ha provocato alcuni problemi che hanno reso la M1 un po’ meno performante. Il team di Iwata non si è adattato subito alla novità, è servito del tempo.
Rossi ha confermato che la Yamaha era più forte prima che avvenisse il cambiamento: «La nostra moto era fantastica – riporta Crash.net – fino a quando abbiamo utilizzato l’elettronica Yamaha. La M1 è un progetto molto giapponese, tutti gli ingegneri sono giapponesi. Abbiamo avuto problemi ad utilizzare al massimo la centralina Magneti Marelli. La moto ha fatto un grande passo indietro quando abbiamo dovuto usarla».
Valentino ha ricordato che un problema della casa di Iwata è stato anche quello di non aver assunto personale italiano proveniente da Magneti Marelli, a differenza di Ducati e Honda ad esempio: «Tutti gli altri produttori hanno avuto un approccio più simile alla Formula 1. Si sono aperti e hanno preso molti ingegneri italiani. In Yamaha le persone sono rimaste più o meno le stesse».
Il nove volte campione del mondo ritiene che sia l’elettronica il problema che affligge la M1 nelle condizioni miste asciutto-bagnato. Nell’ultimo weekend di Misano Adriatico ha evidenziato che proprio dal 2016 la Yamaha fatica quando si trova in tale situazione. C’è parecchio lavoro da fare per il 2022 e in generale per il futuro, anche se ormai Rossi non sarà più coinvolto.