Zambenedetti, direttore tecnico Ducati, critica l’approccio di altri produttori nel Mondiale Superbike. Serve un cambio di filosofia per lui.
Ormai Scott Redding è fuori dai giochi per il titolo Superbike, ma Ducati può vincere il mondiale costruttori e affermarsi anche come miglior team con la squadra ufficiale Aruba Racing.
La casa di Borgo Panigale spera di concludere bene il campionato SBK in Indonesia nel weekend 19-21 novembre. Poi si volterà pagina, con il ritorno di Alvaro Bautista in sella alla V4 R al posto di Redding. Conferma per Michael Ruben Rinaldi, che nella prossima stagione vuole fare un salto di qualità.
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Ducati nel 2022 andrà nuovamente all’assalto del titolo mondiale Superbike, che manca dal 2011. In questi tre anni con la nuova Panigale V4 R non è arrivata la corona iridata piloti e il direttore tecnico Marco Zambenedetti in un’intervista a Motorsport-Total.com ha spiegato che la casa bolognese ha una filosofia diversa dalla concorrenza: «Utilizziamo il telaio di serie e in generale molte più parti di serie rispetto agli altri produttori».
Zambenedetti è convinto che la filosofia ducatista sia quella corretta per affrontare un campionato come quello SBK: «Dobbiamo sempre ricordare che l’obiettivo del campionato mondiale Superbike è quello di gareggiare per migliorare le moto di serie. Siamo molto orgogliosi di utilizzare molte parti di produzione. Non mi piace l’approccio di alcuni produttori che utilizzano parti speciali come telai modificati e altre cose. Usano parti molto diverse da quelle di serie. Possono farlo, il regolamento lo consente. Ma non è questo il nostro obiettivo».
Il direttore tecnico Ducati crede che nel Mondiale Superbike bisognerebbe avere in pista moto più vicine a quelle di serie: «Percorrere questa strada è l’unico modo per Dorna e le squadre per assicurare il futuro del campionato. Altrimenti davanti avremo solo team ufficiali supportate dalle case, quelli privati sarebbero lontani».
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