La commozione celebrale, seppur lieve, non convince piloti ed addetti ai lavori. Ed ecco cosa si dice su quanto accaduto a Marc Marquez
Se a Portimao si corre e Pecco Bagnaia e Fabio Quartararo continuano la loro lotta in pista, c’è un grande assente la cui presenza aleggia sul circuito portoghese. Ed è Marc Marquez.
Lo spagnolo è out per una lieve commozione celebrale rimediata in allenamento nei giorni scorsi. Una condizione che ha fatto decidere alla Honda di preservarlo per l’ultimo appuntamento a Valencia tra una settimana. Ma la sua presenza rimane comunque a rischio anche per l ‘ultimo appuntamento stagionale.
Marquez, cosa sta accadendo realmente?
Lo scarno comunicato Honda emesso poco prima di questo weekend ha naturalmente creato una serie di reazioni nel paddock. E in più di qualcuno è emerso il dubbio che non sia stata detta tutta la verità sulle condizioni di Marquez.
Tanto che è circolata la voce che che oltre alla testa, il talento di Cervera abbia rimediato un altro infortunio al braccio destro, martoriato da 3 operazioni chirurgiche dopo la frattura della scorsa stagione. A provare a cancellare ogni dubbio ci ha pensato il manager Alberto Puig: “Marc ha battuto la testa: è stato un piccolo colpo, ma tornato a casa continuava ad avere dei capogiri come se fosse stato in stato confusionale. Non ha avuto problemi al braccio o in altre parti del corpo”. Però i tempi continuano a non convincere del tutto, visto che si deciderà se correrà a Valencia già lunedì, quando in realtà avrebbe ancora dei giorni per recuperare.
Insomma il mistero rimane eccome. E tanti piloti hanno espresso i loro dubbi. Primo tra tutti un altro spagnolo come Aleix Espargaro, fratello di quel Pol che è compagno in Honda di Marquez, che ha insinuato: “Forse Marc ha anche un braccio rotto. Normalmente uno come lui farebbe di tutto per guidare. Tutti lo sanno. Non so se ‘commozione cerebrale’ è davvero la parola giusta. Penso che sia qualcosa di peggio”.
Tanti i piloti sulla sua scia, compreso anche il manager Carlo Pernat: “Più leggo il comunicato della Honda sull’assenza di Marc Marquez a Portimao e più non riesco a capire per quale ragione si ostinino a comunicazioni così fumose e che prestano così tanto il fianco a interpretazioni forzate e illazioni. E’ talmente assurdo dire così poco che io stesso comincio a convincermi che la botta alla testa non c’entri proprio nulla. Il tutto, però, senza mezza foto, senza una spiegazione dettagliata, eppure che su Marc Marquez c’è la curiosità più morbosa dovrebbe essere risaputo”.
Per questo Pernat dice: “Non vorrei che nella caduta in allenamento Marc Marquez possa essersi fatto male al braccio più che alla testa. Anche perché in tanti anni nelle corse in moto, le TAC le ho sempre viste fare immediatamente dopo l’incidente e subito prima di dover scendere in griglia. Non s’è mai vista la TAC a quattro giorni di distanza. Nel senso che un pilota vuole provarci sempre e, quindi, dopo il primo controllo il secondo di solito avviene a ridosso della gara, nell’ultimo minuto utile. Che si sia deciso già martedì di non farlo correre è oggettivamente strano”.
Il dott. Costa controcorrente
C’è però chi crede a Marquez ed è il dottor Claudio Costa. “Quando si ha un trauma cranico – ha spiegato a Motosprint – gli esami strumentali che vengono fatti posso essere in prima istanza non attendibili, diciamo in maniera totale, ovvero al 100%. Per cui molte volte se il trauma è stato molto importante si attende un po’ di tempo per vedere se qualcosa che all’inizio non si vedeva, passando i giorni possa avere delle conseguenze. Questo è un comportamento estremamente prudente. Se poi alla ripetizione dell’esame strumentale che è la tac, si aggiunge anche l’elettroencefalogramma, siamo nel massimo della sicurezza. Si segue la via più sicura anche per far si che poi possa correre l’ultima gara che si terrà a Valencia”.
Per questo dice: “Con tutti i problemi che ha avuto Marc, con il fatto che non è impegnato nel finale del Mondiale in modo significativo etc, hanno deciso di seguire una via prudente al massimo, per escludere anche quello che magari è impossibile. Questo è secondo me il perchè di quanto è accaduto. Se uno dice che ha avuto un trauma semplice, e gli esami vanno bene, normalmente i piloti tornano a correre in tempi molto più breve. Ultimamente le sue esperienze sono state negative dal punto di vista della medicina per cui è bene che questa volta la medicina si comporti bene nei suoi confronti e lo tuteli dandogli tutte le tranquillità per poter ritornare al massimo della sicurezza, cosa che non sarebbe capitata se avesse corso subito dopo il trauma”.
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