Sicura di monopolizzare le prime posizioni della griglia, la Red Bull non ha accettato il responso delle qualifiche del Messico.
Nella loro testa si erano già creati la scena. Verstappen e Perez davanti a tutti, magari non in quest’ordine, ma entrambi in prima fila, festeggiati dall’ampio pubblico accorso all’Hermanos Rodriguez di Città del Messico. Ed invece, sabato pomeriggio i vertici Red Bull hanno dovuto commentare un esito ben diverso, con Max terzo e Sergio quarto.
L’attacco di Helmut Marko a Tsunoda
Sebbene buona parte delle difficoltà per la RB16B siano derivate dall’incapacità di mandare in tempertura le gomme anteriori, mentre quelle posteriori tendevano a surriscaldarsi, secondo il talent scout del team austriaco la ragione della mancata pole starebbe nella presenza all’altezza della curva 10 di Yuki, che, così facendo avrebbe ostacolato l’ultimo tentativo disponibile del #33.
A fargli eco pure il boss Christian Horner, come il collega, certo che, se il giapponense dell’Alpha Tauri non avesse creato impedimento, la prima piazza sarebbe stata di uno dei suoi, considerato che anche Checo, distratto dalla monoposto di Faenza, è finito sull’erba perdendo decimi preziosi.
Sentitosi tirato in ballo e biasimato per aver creato disturbo l’anomalo nipponico ha risposto per le rime. “Cosa avrei dovuto fare? Ho forse sbagliato qualcosa?”, le sue parole incredule alla stampa presente in circuito. “Non credo avessi altro spazio in quel punto della pista. Il mio ingegnere mi stava pure facendo il conto alla rovescia. Mi trovassi nuovamente in quella situazione mi comporterei allo stesso modo”.
A difendere in un certo senso il 21enne ci ha pensato Toto Wolff, responsabile della Mercedes che da questa incomprensione ha tratto beneficio visto che Bottas ha firmato il miglior tempo seguito da Hamilton.
“Quanto accaduto tra loro non mi interessa”, il commento dell’austriaco. “Tuttavia stando ai dati in nostro possesso non ci risulta che la Red Bull avesse margine per ambire alla prima piazza. Dopo i due settori inziali erano già indietro di circa due decimi o due decimi e mezzo”.
Chiara Rainis