Anche Casey Stoner ha incontrato e salutato Valentino Rossi, in occasione del suo ultimo Gran Premio di MotoGP a Valencia
“Valentino Rossi deve essere orgoglioso della sua carriera. Anche qui, a Valencia, c’è un mare giallo per salutarlo nella sua ultima gara, è bellissimo”. Parola di Casey Stoner, ai microfoni di Sky Sport.
C’era anche lui, il Canguro mannaro, ai box del Gran Premio di Valencia, per salutare colui che è stato uno dei suoi più grandi avversari in carriera, alla sua ultima gara in MotoGP. L’australiano lo ha incontrato, nella mattinata di domenica, e ha scambiato con lui i rispettivi caschi.
L’ultima dedica di Casey Stoner a Valentino Rossi
Con tanto di autografo e di dedica, scritta proprio all’indirizzo del Dottore: “È stato un piacere condividere il circuito con te. Grazie per i ricordi”. Ricordi che poi Stoner ha messo in fila in una lunga intervista concessa ai microfoni della Gazzetta dello Sport, in cui ripercorre i momenti più belli della rivalità con il fenomeno di Tavullia.
“Non ho mai pensato a Valentino come l’avversario da battere, perché non c’era nessuno che vedessi come ‘il rivale’”, ammette. “Non ero arrogante, ma avevo un obiettivo e non contava altro. Ma dopo il primo anno in MotoGP, vedendo le cose da dentro, il mio rispetto per lui era cresciuto, in quel momento pensavo che fosse qualcuno quasi impossibile da battere. E invece…”.
Quell’indimenticabile sorpasso di Laguna Seca
E invece, nel 2008, il duello esplose, con tanto del famigerato sorpasso con il taglio di pista al Cavatappi di Laguna Seca: “Quando Valentino ha capito che ero un pericolo, ha iniziato a creare problemi, con i media o sui circuiti. Non ci ero abituato, e l’ho accusato. Tutti dicono che nel 2008 mi ha battuto, ma la gente si è dimenticata i punti persi fino a metà stagione. E a Laguna Seca Valentino ha mostrato chi veramente era, lì ho sottostimato ciò di cui la gente è capace solo per vincere una gara”.
Una manovra che non cambiò solo la storia di quel campionato, ma di tutta la vita agonistica di Casey: “Io quel sorpasso non lo avrei potuto fare, se toccavo qualcuno e lo spostavo mi sentivo in colpa. Era la parte stupida del mio carattere, ma era quello che mi faceva dormire la notte. La gente pensa che sia stato il punto di svolta della stagione, invece lo è stato della mia carriera, perché da quel momento mi son detto non mi sarei più preoccupato di pensare agli altri, che avrei corso solo per me stesso”.
La sfida più bella secondo l’australiano
Quello negli Stati Uniti fu però soltanto uno dei momenti in cui i due incrociarono le ruote: “Con Rossi abbiamo fatto grandi sfide”, prosegue Stoner. “La più bella in Qatar 2008, dove anche lui aveva le Bridgestone, ero così in controllo che fu quasi facile, ma a me piace pensare a Barcellona 2007, lì le Bridgestone non erano allo stesso livello delle Michelin. Aveva un ritmo superiore, ma lottando come un matto ho vinto io”.
E adesso che sono entrambi degli ex, sono pronti per incontrarsi e abbracciarsi di nuovo: “Ora lui si ferma, diventerà papà, ha il suo team, è in pace con sé stesso ed è molto ricco”, conclude la leggenda della Ducati. “E io spero di andare a cena con lui, per raccontarci, dal nostro punto di vista, quelle che sono state le nostre sfide”.
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