A Valencia l’ultimo atto di Valentino Rossi sulle due ruote. Una storia che, se ci pensiamo bene, è anche la nostra
Si sono spente le luci e si è chiuso il cancello a Valencia, ma lì campeggi ancora quel murales dedicato a Valentino Rossi. A ricordare che ieri c’è stato non un evento qualsiasi, ma l’addio al mondo delle due ruote di una leggenda, di chi ha reso ancor più globale uno sport straordinario.
Per chi segue il Motomondiale praticamente sin da piccolo, come me, Valentino Rossi è quell’eroe che ha riempito le domeniche con le sue imprese, che ha saputo scandire momenti importanti nelle vite di generazioni di ragazzi e ragazze, che oggi sono ormai adulti e chissà, genitori, come lo sta diventando lui.
Valentino Rossi, un talento mai banale
La sua apparizione nel 1996 è stata qualcosa di prorompente, che ha cambiato il modo di vivere il mondo del motociclismo. Viso angelico quanto sbarazzino, che bucava gli schermi non solo per il modo di guidare ma anche per quanto mostrava ai tifosi con le sue scenette a fine gara o davanti alle telecamere. Un qualcosa che non poteva non conquistare.
Ma si sa, personaggi così alla fine finiscono inevitabilmente per dividere. O li si ama o li si odia. E così è stato anche con Valentino Rossi. Prima la rivalità quasi esagerata (soprattutto a parole) con Max Biaggi, poi gli scontri con Gibernau, Pedrosa, Stoner, Lorenzo e Marquez. Generazioni di fenomeni a confronto, che lui ha saputo combattere con tutte le sue armi. Ed è questo che ha diviso.
Non è mai stato banale, ha sempre fatto vedere a tutti la sua inesauribile voglia di primeggiare, ma che è sempre stata seconda alla sua voglia matta di correre, di arrivare al limite, di divertirsi, come ai tempi dell’adolescenza a Tavullia, tra le sue colline e quelle strade che portano in Riviera. Non ha mai reso banale un weekend di corsa. E questo è il suo grande pregio. Soprattutto nei primi anni, almeno fino al 2003, ha fatto valere la sua innata capacità di saper guidare una moto meglio di chiunque altro.
Il talento emergeva sempre o quasi in ogni sua prova. Poi, appena il mondo delle moto ha cominciato a cambiare, con bolidi non più guidabili solo d’istinto ma anche con una preparazione maniacale fisica e mentale, ha dovuto spostare sempre di più l’asticella più in alto. E grande merito va anche ai suoi avversari, che non gli hanno dato tregua.
La sua storia è la nostra storia
Il 2015 è stata davvero la sua ultima grande annata, quella che per poco non gli regalava quel decimo titolo che forse lo avrebbe ancor di più fatto entrare nella storia. Ma già così Valentino Rossi è una leggenda vivente. Perché ha saputo tenere viva una passione che in tanti è svanita dopo poche vittorie o dopo annate difficili. Lui, che ha vissuto tutto questo, invece è andato dritto per la sua strada, solo per vivere quelle sensazioni che un weekend di gara ti sa dare, che una moto ti sa regalare, un’adrenalina difficile da replicare nella vita normale.
Si è attirato le critiche più feroci negli ultimi anni, prendendosi del “bollito” o del “patetico” perché non era più quello di un tempo, da chi forse non ha mai mandato giù tanto talento o non ne ha mai tollerato qualche uscita tra le righe (ma tutti siamo umani e anche Rossi lo è). Anche il sottoscritto ne ha sottolineate delle “scivolate” e dei comportamenti non troppo lusinghieri, ma alla fine quello che conta è quello che ha rappresentato per tutti noi, nel bene e nel male.
È stato un compagno di tante domeniche, che ha saputo regalare emozioni, come nessun’altro con questa regolarità e longevità. La sua storia è anche la nostra storia. Ogni sua vittoria o sconfitta ha scandito i nostri giorni, come le imprese e le cadute di pochi altri sportivi, da Tomba a Jordan, passando per Baggio, Del Piero o Totti, oppure Pantani.
Ieri, vedere in tv la grafica con scritto “last lap” (“ultimo giro”) e la sua immagine in pista ha per forza dovuto scalfire anche l’animo più duro di questo mondo. Perché, che gli si volesse bene o che lo si odiasse, stava per chiudersi un’era importante. Che è anche la nostra. Un capitolo comunque molto lungo della nostra vita. E oggi se ne apre un altro, senza di lui. E, comunque vada, sarà bello averti vissuto. Dal 2022 la MotoGP aprirà un nuovo capitolo, e sarà comunque bello. Perché quelle due ruote ci sanno emozionare, sempre e comunque. Anche se quel 46 giallo mancherà. Cavolo se mancherà…
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