Persino Aldo Grasso, lo storico critico televisivo del Corriere della Sera, ha scritto il suo personale tributo a Valentino Rossi
La grandezza di Valentino Rossi, non tanto (o non solo) come sportivo ma soprattutto come personaggio mediatico a tutto tondo, sta proprio tutta nella capacità di raccogliere, in occasione del suo ritiro, omaggi ed elogi generalizzati da ogni parte. Persino da ambienti all’apparenza lontanissimi dal paddock della MotoGP, ma che eppure si sono sentiti toccati dalla decisione del Dottore di appendere il casco al chiodo, tanto da voler pubblicare il proprio personale tributo a questa figura immensa.
È il caso di Aldo Grasso, lo storico critico televisivo del Corriere della Sera, che ha scritto pure lui a seguito dell’ultimo Gran Premio del fenomeno di Tavullia in MotoGP, a Valencia. Concentrandosi, come è ovvio, non tanto sui suoi straordinari successi o sul suo nutrito palmares, ma sul tema al quale è più vicino: la comunicazione.
“Il merito più grande di Valentino è l’aver reso televisivo uno sport ristretto fino ad allora ai soli sparuti appassionati, l’aver allargato la platea degli spettatori anche al mondo femminile”, scrive Grasso. Non a caso Vale è un Dottore nel vero senso della parola, perché nel 2005 ha ricevuto la laurea magistrale ad honorem in comunicazione e pubblicità per le organizzazioni dall’università di Urbino.
Il nove volte campione del mondo si è dunque meritato l’iscrizione in una ristretta cerchia di leggende dello sport, divenendo oggetto di paragoni illustri: “In molti si sono sbizzarriti nei suoi confronti: Valentino sta alla MotoGP come Alberto Tomba allo sci alpino, Michael Jordan al basket, Tiger Woods al golf, Roger Federer al tennis, Usain Bolt all’atletica e Maradona al calcio”, prosegue il giornalista. “Certo, Valentino è l’icona stessa della MotoGP“.
E così anche il mondo del piccolo schermo, quello del quale Aldo Grasso scrive ogni giorno, deve dire il suo grazie al numero 46. Non solo in Italia, ma in tutto il globo: “Sono state le sue imprese a segnare oltre un quarto di secolo del Motomondiale: senza i suoi spericolati inseguimenti, senza le sue vittorie in tanti non si sarebbero avvicinati a questo sport. Il potere mediatico di Rossi è stato così forte da coinvolgere gran parte delle televisioni di tutto mondo”. E scusate se è poco.
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