Un 2021 ben al di sotto delle aspettative quello della Suzuki, con il campione Mir mai in lotta per il bis. Peggio ha fatto Rins, che ora dovrà riscattarsi
Doveva essere la stagione della conferma, o addirittura dell’esplosione definitiva. E invece la Suzuki lo ha fatto sì il botto, ma al contrario. Mai in lotta per il Mondiale e testa tirata fuori dalla sabbia solo nel finale dopo mesi anonimi.
Il 2021 della Suzuki è riassumibile in sette podi totali, di cui sei portati a casa da Joan Mir. Già, il campione del mondo che dopo il titolo a sorpresa del 2020 aspettavano tutti al varco. Senza Marc Marquez, era chiamato quest’anno a far vedere che davvero aveva la stoffa del campione, che era capace di rimanere ad alti livelli. E invece si è sgonfiato come un palloncino sotto la pressione enorme della responsabilità.
L’essere il campione lo ha demolito e per questo si è visto solo a sprazzi. C’è però da dire che la Suzuki, con l’addio di Davide Brivio, sembra aver perso anche quel punto di riferimento organizzativo che aveva portato ai vertici la casa giapponese. E tecnicamente la moto non ha compiuto alcuno step evolutivo importante, almeno fino a oltre metà stagione. Anzi, è rimasta ferma al palo con le altre che l’hanno distanziata. Solo negli ultimi mesi qualcosa è uscito fuori e i risultati sono tornati a essere all’altezza, ma è solo una magra consolazione.
Mir ha cominciato a rendere con una certa costanza solo nel momento in cui ha sentito meno la pressione dell’essere il campione in carica. Ora vedremo se riuscirà a dare una sterzata decisa alla sua carriera. Perché la stoffa c’è, lo ha dimostrato. E il terzo posto di quest’anno, con una rimontina finale, è solo un piccolo quanto poco consolatorio palliativo.
Ma se Mir ha deluso, chi è stato un vero disastro è senz’altro il compagno di box, quell’Alex Rins che dopo aver visto lo scorso anno il connazionale soffiargli da sotto un titolo che poteva essere suo, visto che i gradi di capitano erano i suoi.
Di sicuro proprio questa tanta voglia di rimettere le cose ha posto ha giocato un brutto scherzo all’iberico, che fin dalle prime gare ha mostrato una insofferenza e un nervosismo poco gestibile. A Portimao, in lotta per la vittoria, una caduta emblematica, che poi ha ripetuto in più occasione, non ultimo il Gp di chiusura a Valencia. L’unico squillo a Silverstone, per il resto tante gare anonime, con una riscossa, seppur parziale, arrivata solo nelle ultime settimane. Il 2022 per Rins dovrà essere quello del riscatto deciso, o il suo futuro potrebbe essere altrove.
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