Ormai impegnato in IndyCar, Grosjean è tornato a parlare dell’incidente che lo ha visto coinvolto in Bahrain lo scorso anno.
29 novembre 2020. Circuito di Sakhir. La gara è partita da poco più di un giro. Nelle retrovie la Haas di Grosjean e l’Alpha Tauri di Kvyat si toccano. Come un proiettile la monoposto dell’elvetico prende la via di fuga andando ad impattare con una forza di 67 G contro le barriere, aprendole a metà tanto da rimanere incastrato in mezzo. La sua auto si spezza e le fiamme divampano.
Per la prima volta dall’incidente di Jules Bianchi a Suzuka nel 2014, la F1 si trova con il fiato sospeso. Uno dei suoi guerrieri rischia di non farcela ed invece, come in un film di super eroi, la figura longilinea di Romain sbuca fuori dal fuoco senza apparenti problemi.
Ripercorrendo quei tragici istanti che gli hanno comunque lasciato dei danni importanti alle mani, il ginevrino ha sostenuto di non aver mai avuto davvero timore della situazione in cui si trovava.
“Non ho avuto paura, ma per qualche istante ho pensato che fosse finita, che stessi per morire”, il suo racconto sul canale You Tube di Nico Rosberg. “Stranamente il mio corpo si è rilassato e questo mi ha permesso di uscire incolume”.
Nessun uomo è un’isola, avrebbe detto il poeta John Donne, ma l’ex #8 in quel frangente sapeva di essere da solo in mezzo al fuoco.
“Non potevo permettermi di aspettare”, ha proseguito nel suo ricordo. “Siccome l’Halo era l’unica cosa alla quale aggrapparmi, mi sono attaccato e ho tirato la gamba con tutta la forza che avevo. Ero pronto a lasciarci la caviglia, ma dovevo uscire di lì”.
Il pensiero dei figli è stata la motivazione principale. “Non volevo che diventassero degli orfani”, ha detto svelando poi un altro dettaglio importante che gli è servito da sprone. “Davanti agli occhi avevo le immagine del crash di Lauda al Nurburgring del 1976”. E infatti come lui non solo ha beffato la morte, ma ha potuto pure tornare a gareggiare. L’austriaco nel Circus, lui in America.
Chiara Rainis