Il team principal della Petronas, Razlan Razali, boccia Valentino Rossi, sostenendo di essersi addirittura pentito per averlo ingaggiato
Una bocciatura su tutta la linea. Non si può che interpretare in questo senso il bilancio tracciato da Razlan Razali, team principal della Petronas, della stagione del suo ormai ex pilota Valentino Rossi.
La squadra satellite Yamaha ha ingaggiato il Dottore per quella che si sarebbe poi rivelata la stagione conclusiva della sua carriera in MotoGP. E nonostante gli ovvi vantaggi che ne ha tratto sul fronte dell’immagine, in particolare per la grande attenzione rivolta dai media al ritiro del nove volte campione del mondo, i risultati non sono stati certamente all’altezza delle aspettative.
Anzi, il miglior piazzamento del fenomeno di Tavullia nel corso dell’intero campionato è stato un magro ottavo posto conquistato al Gran Premio d’Austria. Non poteva bastare, per le ambizioni della squadra malese. Tanto che, con il senno di poi, Razali si dice addirittura pentito di aver avanzato un offerta al numero 46.
“Se potessi tornare indietro non prenderei più Valentino”, ha dichiarato senza mezzi termini ai microfoni della testata specializzata svizzera Speedweek. “Si è sempre detto che non avevamo scelta a causa della pressione di Yamaha, ma non è vero, non c’era nessuna pressione”.
La decisione, dunque, è stata tutta farina del sacco dei vertici della Petronas. E su questa scelta ha influito pesantemente anche l’ultimo podio conquistato da Vale nell’annata precedente, quando ancora guidava la M1 ufficiale. Quello che, purtroppo per il suo team, si sarebbe rivelato un fuoco di paglia.
“Personalmente sono stato scettico fino a quando Valentino non arrivò terzo a Jerez a luglio 2020”, rivela il boss. “A quel punto ho pensato: ‘Ok, probabilmente può farcela’. Ma dopo si è ammalato di Covid e da lì in avanti non è riuscito più a fare grandi risultati. Ma ormai la decisione di prenderlo era già stata presa”.
Secondo Razali i limiti mostrati da Rossi non sono stati di natura mentale, ma banalmente fisica: la sua esplosività non era più al livello di quella dei suoi diretti avversari molto meno in là con l’età di lui.
“Credo che Valentino fosse molto sotto pressione”, conclude, “i giovani piloti erano molto più veloci. Vale è andato più forte rispetto agli anni scorsi, ma non è bastato. Voleva vincere, il suo cuore e la sua mente erano pronti, ma il corpo non li ha seguiti”.
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