Nonostante le nuove frecciate dal team Petronas, Valentino Rossi ripensa al suo addio e alla carriera vissuta. E ha parole al miele per un suo “nemico”
All’Eicma la scorsa settimana è andato in scena “l’ultimo giro” di Valentino Rossi su una MotoGP. Davanti ai suoi tifosi il campione di Tavullia ha ricordato la sua carriera e ripercorso tutti gli anni in sella a una moto. Un modo per chiudere un capitolo e aprirne un altro.
Nonostante l’addio al mondo della MotoGP come pilota, il Dottore ha ancora diversi capitoli aperti. A partire da quello del suo team, impegnato nelle tre categorie e con uno sponsor, Aramco, su cui c’è ancora qualche timore di una sua partecipazione. Per non parlare poi delle continue frecciate che gli arrivano dal suo ex team, Petronas.
Addio sì, ma ancora quante “storie”
Proprio nelle scorse ore il patron Razali ha ribadito come l’arrivo di Valentino Rossi sia stato un errore, cosa tra l’altro ribadita più volte e neanche in maniera troppo velata, subito dopo la firma del contratto che legava il team malese con il nove volte campione del mondo. Questione di età, ha ripetuto il boss, ignorando completamente cosa voglia dire per una scuderia il nome Rossi, anche se a fine carriera.
Però il campione di Tavullia non ha voluto replicare a queste nuove polemiche sterili, dedicandosi ancora una volta a fare un bilancio dei suoi anni nel Motomondiale. In primis però ha ribadito la giustezza della sua decisione di dire basta con le moto: “Non voglio cambiare nulla. Sono stato spesso vicino alla fine della mia carriera, ad esempio dopo i due anni Ducati 2011 e 2012. Allora dubitavo seriamente che avrei avuto abbastanza velocità e abbastanza forza per ricominciare. Ma poi da quel momento ho corso per altri dieci anni. Quando ripenso a questi dieci anni, nel complesso si è rivelata una buona storia“.
Il “grazie” speciale di Valentino Rossi
Questo era il momento giusto per Valentino Rossi di dire basta: “Voglio vivere bene ed essere felice“, ha ammesso il numero 46. “Sarò padre per la prima volta, continuerò ad essere un pilota. Qualche volta andrà a trovare i miei allievi nei GP, ma non ho un sogno speciale. Il mio sogno era diventare un campione del mondo MotoGP. L’ho fatto, quindi sono in pace con me stesso”.
E poi, con grande onestà, ha ribadito di dovere tanto anche ai suoi avversari, che hanno contribuito a renderlo così grande. E in special modo uno: “Ho goduto di grandi rivalità durante tutta la mia carriera, soprattutto nella prima parte, perché è lì che ho vinto la maggior parte delle sfide… Devo ringraziare la rivalità con Biaggi. Eravamo due italiani, ed entrambi avevamo un grande seguito in Italia. Poi sono arrivati Stoner e Lorenzo, e infine Marquez. Ricorderò tutte queste battaglie come qualcosa di molto speciale”.
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