Valentino Rossi parla di sicurezza e racconta un aneddoto della sua vita. Poi lancia una frecciatina a Marc Marquez
Valentino Rossi è stato ospite da Dainese per fare una chiacchierata e parlare di sicurezza. Il Dottore, parlando della sua esperienza con le protezioni, racconta che per arrivare ad un certo livello succede spesso di cadere e di doversi rialzare.
E raccomanda: “Tutte le volte che non mi sono messo una protezione mi sono sempre fatto male. Sempre! Quando ti fai male il tuo corpo non ritorna più come prima, cambia sempre. Dopo un po’ lo capisci. Io l’ho imparato sulla mia pelle“.
Poi racconta un aneddoto di quando era ragazzo. Quando il casco divenne obbligatorio, se lo mettevi eri un po’ considerato dagli altri coetanei uno sfigato. “Si metteva il cappello, la papalina figa col pompon, ma è molto importante stare attenti quando vai in giro per strada e avere sempre le protezioni. In pista fa veramente la differenza perché è pericoloso davvero, non si parla di una ferita. Le protezioni bisogna sempre metterle e questo secondo me è un messaggio importante per i ragazzi“.
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Quindi il Dottore tocca un tema spesso tabù per i suoi colleghi: la paura. E la semplicità con la quale molto spesso questo termine sia associato al disonore: “Per noi, che facciamo uno sport pericoloso la paura è molto importante. Invece la paura è fondamentale per capire il limite. I più bravi sono quelli che riescono ad arrivare al limite, o molto vicino, senza passare dall’altra parte. La paura è molto importante nelle corse di moto, se vai sempre senza paura non va bene. Hai dei jolly da giocarti, ci sono dei momenti in cui sei così in forma che puoi rischiare, ma se cominci a correre sempre in questo è matematico che prima o poi vada a finire male“.
Nelle parole del pilota di Tavullia sembra proprio che ci siano evidenti riferimenti allo stile di guida di qualche collega, in particolare dello storico rivale Marc Marquez. Che ha sempre cercato il limite in prova e nelle gare anche a costo di superarlo e di cadere in modo spettacolare. Salvo poi prodursi il brutto incidente che lo ha costretto ad una lunga inattività lo scorso anno. Ce l’aveva davvero con lui il fenomeno di Tavullia, come si legge in trasparenza tra le righe?
Un quarto di secolo in sella alla moto in giro per il mondo a vincere nove titoli mondiali: il numero 46 ne ha visti tanti di incidenti ma ha visto anche i miglioramenti che si sono registrati nella sicurezza del pilota: “Da quando ho iniziato 25 anni fa c’è stata una grande evoluzione su tute, stivali, guanti… Prima quando cadevi ti facevi sempre male. Ora siamo arrivati a un punto in cui, se fai una scivolata, molto probabilmente non ti fai nulla. L’airbag è stato un bello step, se dovessi guidare la MotoGP senza ora mi sentirei male. Con le nuove tecnologie e con il tempo si riuscirà a proteggere il pilota dopo che è caduto, ed è bello vedere dove siamo arrivati, quando sali dà più gusto“.
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