A Jeddah tanti colpi di scena, ma l’artefice numero uno è il direttore di gara, Michael Masi, che con decisioni discutibili rovina lo show. E non è la prima volta
Un campionato bello, fatto di lotte, colpi di scena, ma anche di clamorosi errori. E spesso è stata la direzione gara (vedasi Michael Masi) ad assurgere al ruolo di protagonista. E ne avremmo fatto davvero a meno. Basti solo pensare a quanto accaduto in Belgio. Ma a Jeddah è andato in scena l’ennesimo scempio, che rischia di rovinare definitivamente la corsa al titolo iridato.
Michael Masi “eroe” per un giorno
La pista di Jeddah è emozionante, ma pericolosa. Questo è un dato di fatto: poche vie di fuga, un kartodromo che con la F1 ha poco a che fare. Ma qui dovrebbero essere i piloti a segnalarlo, perché non si gioca con la loro sicurezza. Ma se poi ci mettiamo una direzione gara discutibile, tale da innervosire tutti e in special modo chi lo è già a livelli incredibili come i due rivali per il titolo, Lewis Hamilton e Max Verstappen, allora è ancor più grave.
Il colpevole ha un nome e un cognome, Michael Masi. Che ha condizionato fortemente l’andamento della corsa e forse del campionato. Innanzitutto la prima bandiera rossa, arrivata dopo il botto di Mick Schumacher contro le barriere, rimontate senza problemi ma che, a detta sua, necessitano di ulteriore attenzione. E la decisione non arriva subito ma dopo tre giri, quando ormai la situazione sembra ormai risolta, penalizzando duramente chi aveva deciso di passare per i box a cambiare pneumatici.
Poi la mancata penalità a Valtteri Bottas, che rallenta vistosamente Verstappen prima di rientrare ai box, manovra che innervosisce l’olandese e manda in tilt (ma questa non è una giustificazione) il box Red Bull, salvato proprio in corner dalla decisione della bandiera rossa. Già questo cambia decisamente le sorti del GP. Ma non è tutto.
Quella trattativa assurda
Poi, come se non bastasse, Masi si rende protagonista di una trattativa alquanto fantasiosa. Dopo la ripartenza, Verstappen resiste ad Hamilton e finisce fuori pista per rientrare davanti all’inglese, che oltre al danno subisce anche la beffa del sorpasso di Esteban Ocon. La nuova bandiera rossa (stavolta giusta) sembra premiare ancora l’olandese, che avrebbe dovuto concedere in pista il posto a Hamilton.
Ed è qui che parte una trattativa surreale, via radio, con il box Red Bull sulle posizioni di partenza del re-start, il secondo del GP. Al posto della penalità per il taglio di curva da parte di Verstappen, Masi propone Ocon in pole, Verstappen secondo ed Hamilton terzo. Altrimenti l’episodio finirebbe in commissione gara e potrebbe arrivare una penalità in secondi ben peggiore per l’olandese. La Red Bull accetta, ma Masi si corregge di nuovo, visto che si accorge solo in quel momento che la posizione Max deve ridarla a Lewis. Quindi: Ocon in pole, Hamilton secondo e Verstappen terzo. Il box Red Bull accetta di nuovo e si riparte così.
Ma non c’è alcun regolamento che preveda questa trattativa. E questo è molto strano, perché è la penalità la decisione da prendere, ma si decide, ancora una volta, di procedere andando “oltre la legge”, cambiando ancora una volta in favore di Verstappen la corsa al titolo.
Ma non è ancora tutto
Lo spettacolo di Masi però non finisce qui. Perché poco dopo costringe i piloti a percorrere circa sei giri totali sotto regime di Virtual Safety Car per i diversi detriti in pista, invece di far uscire la safety car e permettere un intervento più rapido e sicuro per gli steward. Un episodio questo che manda su tutte le furie anche Fernando Alonso, che non le manda a dire via radio.
Può bastare? Neanche per idea: il meglio lo dà anche nel finale, quando nei corpo a corpo duri tra Verstappen ed Hamilton, Masi interviene solo dopo la gara penalizzando il solo Max con una decisione che in termini di risultato non cambia nulla. Quando forse il concorso di colpa era evidente. Insomma una serie di figuracce che, purtroppo, finisce anche per rovinare lo spettacolo visto in pista. E forse il Mondiale.
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