Giocarsi il Mondiale all’ultimo GP non è cosa solo di Verstappen e Hamilton. Ecco la storia dei confronti nella corsa finale
Ad Abu Dhabi è tutto pronto per l’atto conclusivo della stagione 2021 della F1. Un gran premio che deciderà le sorti del Mondiale, con Max Verstappen e Lewis Hamilton con lo stesso punteggio a giocarsi il titolo. Solo un’altra volta i due contendenti arrivarono a pari punti all’ultimo GP. Fu a Watkins Glen nel 1974, con Clay Regazzoni su Ferrari a contendere il titolo a Emerson Fittipaldi su McLaren. Ad avere la meglio fu poi il brasiliano.
La F1 però è piena di storie come queste, di titoli assegnati all’ultimo respiro dopo annate vissute su grandi battaglie. Come nel 1950, quando addirittura furono tre i piloti che si giocarono il Mondiale all’atto conclusivo del GP d’Italia.
E fu un duello tutto targato Alfa Romeo. Juan Manuel Fangio, a 26 punti, è davanti alla coppia italiana formata da Luigi Fagioli (24) e Nino Farina (22). Un duello tutto Alfa Romeo, che arriva fino all’ultimo appuntamento di Monza. Alla fine la spuntò il pilota più indietro in classifica, Farina, che approfittò dei ritiri dei due avversari per laurearsi campione.
L’anno successivo però Fangio si prese la sua rivincita, vincendo l’atto conclusivo in Spagna precedendo Gonzalez, mentre Alberto Ascari, che lottava per il titolo, non fece meglio della quarta piazza.
L’argentino concesse il bis nel 1956, quando nello scontro tutto Ferrari a Monza con Peter Collins ebbe la meglio grazie proprio al compagno di box, che nel momento di difficoltà gli cedette la sua vettura. Fangio chiuse a 30, distanziando di tre punti Moss e di cinque Collins, che morirà poi al Nurburgring senza mai vincere quel Mondiale.
Nel 1958 la sfida nel GP di Marocco fu tutta tra il ferrarista Mike Hawthorn e Stirling Moss, allora pilota Vanwall. Moss vinse, realizzando anche il giro più veloce, ma Hawthorn riuscì nell’intento di arrivare secondo e chiudere così il campionato con un solo punto di vantaggio sul rivale.
L’anno dopo negli Usa invece furono Jack Brabham (Cooper), Stirling Moss (Cooper/Brm) e Tony Brooks (Ferrari) a contendersi il Mondiale, così nell’ordine, con soli 7 punti a dividere tutti. A vincere a Sebring fu Bruce McLaren, mentre Brooks chiuse 3° e Brabham 4° che, grazie al ritiro di Moss, si laureò campione.
ElÈ nel 1962 che va in scena il confronto tra Graham Hill e Jim Clark. Quest’ultimo, vincendo il GP del Sudafrica, si laureerebbe campione del mondo indipendentemente dal piazzamento del rivale, visto che all’epoca contavano i migliori cinque risultati e lo scozzese aveva marcato punti solo quattro volte (tre vittorie e un quarto posto). Clark cercò subito di andare in fuga ma una perdita d’olio lo mise ko. Fu Hill a trionfare, vincendo anche la gara.
Due anni più tardi però per Hill la delusione di vedersi beffare all’ultima corsa, in Messico, da John Surtees (Ferrari). L’11° posto fu fatale a Graham, che si vide scavalcare dal connazionale grazie al secondo posto. La differenza alla fine fu di un solo punto in classifica.
Il 1967 è l’anno di Denis Hulme, che in Messico potè gestire il vantaggio su Brabham. Gli bastava arrivare nei primi quattro per diventare campione. E così fu. Nonostante una partenza pessima, che lo relegò in ottava posizione, alla fine, con un’ottima rimonta chiuse dietro a Clark e Brabham. Mentre l’annata successiva fu ancora la volta di Hill, che in Messico vinse, strappando il titolo a Jackie Stewart e Hulme.
Detto di quanto accadde nel 1974 tra Regazzoni e Fittipaldi, si dovette aspettare fino al 1976 per un altro duello rusticano che si risolse all’ultima gara. E fu quella tra Niki Lauda e James Hunt, diventata anche film nel 2013.
L’austriaco, nettamente il migliore, dopo il tragico GP del Nurburgring, vide inesorabilmente rimontarsi dall’inglese della McLaren, che al GP del Giappone arrivò a sole tre lunghezze dall’austriaco. La pioggia torrenziale però fece decidere a Lauda di ritirarsi: troppo alto il rischio di farsi male. Hunt, con il terzo posto, si aggiudicò il suo primo e unico titolo mondiale.
Carlos Reutemann (Williams), Nelson Piquet (Brabham) e Jacques Laffitte (Ligier) si giocarono invece il Mondiale nel 1981 in Nevada. A spuntarla fu il brasiliano Piquet, che chiuse 5° e approfittò del crollo di Reutemann (11°) e del sesto posto di Laffitte. Alan Jones, che vinse il GP, alla fine chiuse sul podio iridato beffando proprio il francese.
L’anno dopo invece toccò a Keke Rosberg, con John Watson che non riuscì nell’impresa di vincere il GP a Las Vegas e di vedere l’avversario fuori dalla zona punti. Il miracolo non avvenne e il quinto posto di Rosberg bastò per accaparrarsi il titolo.
Piquet invece concesse il bis nel 1983, quando stavolta superò all’ultimo colpo Alain Prost, che prima dell’ultimo appuntamento in Sudafrica era due punti dietro al francese. Al brasiliano bastò il terzo posto, visto il ritiro del transalpino. Nel 1984, a otto anni di distanza dal GP del Giappone, Lauda si prese la rivincita. All’Estoril vinse sì Prost davanti all’austriaco della McLaren, che però chiuse davanti in classifica di mezzo punto: 72 contro 71,5.
Incredibile quanto successe nel 1986, quando a giocarsi il titolo furono Nigel Mansell, Alain Prost e Nelson Piquet. Alla vigilia del GP d’Australia, l’inglese precedeva i due rivali. Lo scoppio del pneumatico e il ritiro, permise a Prost, che vinse il GP, di laurearsi campione del Mondo. Due anni dopo invece il primo titolo di Ayrton Senna, che ebbe la meglio all’ultima gara del compagno in McLaren Prost per soli tre punti, grazie al secondo posto dietro al francese proprio nella gara di Adelaide.
Dobbiamo arrivare fino al 1994 per trovare un altro ultimo GP decisivo. Ad Adelaide sono Michael Schumacher e Damon Hill a giocarsi il titolo, con il tedesco in vantaggio di un solo punto sull’avversario. Il tedesco della Benetton però, con una manovra decisamente dura si toccò in gara con l’inglese. Per entrambi arrivò il ritiro, che portò al primo Mondiale per Schumi.
L’inglese ebbe la sua rivincita due anni più tardi, quando in Giappone controllò la situazione sul compagno in Williams, Jacques Villeneuve e portò a casa il suo unico titolo iridato. Il canadese, figlio del grande Gilles, dovette aspettare solo l’anno successivo per laurearsi campione. A Jerez fu lotta con Schumacher, che nel finale provò a buttarlo fuori ma non ci riuscì. Il canadese, col terzo posto, vinse il Mondiale, con il tedesco che vide cancellarsi tutti i punti iridati.
Altro boccone amaro per Schumacher arrivò l’anno successivo, quando in Giappone, all’ultimo GP, si contese il Mondiale con Mika Hakkinen. Il finlandese ha 4 punti di vantaggio sul pilota Ferrari, che in pole, dopo il giro di formazione, fa spegnere il suo motore. Costretto a partire ultimo, si rese protagonista di una grande rimonta fino al terzo posto, ma un problema meccanico lo costrinse al ritiro, che diede il titolo al rivale.
L’anno dopo il tedesco fu arbitro della sfida tra Hakkinen e il compagno Eddie Irvine, sempre a Suzuka, ma Schumi, partito dalla pole, si fece subito superare dal pilota McLaren, che chiuse davanti a lui e all’irlandese.
Per Schumacher la gioia arrivò nel 2003, quando all’ultimo GP, sempre a Suzuka, con Kimi Raikkonen costretto a vincere con Schumi fuori dai punti per sperare nel titolo. Invece il finlandese chiuse secondo e il tedesco ottavo, quanto basta per conquistare il Mondiale. Per il pilota Ferrari però l’ultima delusione arrivò nel 2006. Nel GP del Brasile, con dieci punti di ritardo da Fernando Alonso, doveva sperare in una vittoria e nel ritiro del rivale. Una rimonta furiosa fino al quarto posto dopo una foratura spense i sogni di gloria del Kaiser, che poi disse per la prima volta addio alla F1.
Nel 2007 uno dei GP più pazzi della storia. In Brasile arrivarono Lewis Hamilton, Fernando Alonso e Kimi Raikkonen a giocarsi il titolo. Il finlandese della Ferrari vinse la corsa, approfittando della lotta intestina tra i due McLaren e i problemi del pilota inglese, che finì settimo. Kimi trionfò per un solo punto su Alonso (poi terzo in gara) e Hamilton.
Proprio quest’ultimo però l’anno dopo diede un’amara delusione a Felipe Massa, che vinse il GP e per quasi un giro fu campione del mondo. Lewis però a due curve dalla fine sorpasso Timo Glock e con il quinto posto si laureò campione per un solo punto sul brasiliano.
Il 2010 fu l’anno della grande delusione di Fernando Alonso, che con la Ferrari si giocò il Mondiale. Tutto ruotava attorno alla sfida con Mark Webber, ma alla fine il vincitore ad Abu Dhabi fu Sebastian Vettel, che beffò i due, che chiusero rispettivamente settimo e ottavo. Mentre nel 2013 il tedesco si aggiudicò il titolo sempre sul ferrarista a San Paolo. Per vincere, Fernando doveva conquistare almeno 14 punti in più del rivale, per il minor numero di GP vinti. Ma la rimonta del tedesco fino al sesto posto, dopo un pessimo avvio, spense i sogni di gloria.
Sempre Abu Dhabi nel 2014 vide il trionfo di Hamilton, che vinse il GP e mantenne la testa della classifica davanti al compagno in Mercedes Nico Rosberg, che si rifece sull’inglese nel 2016, quando proprio all’ultimo GP portò a casa il suo unico Mondiale, annunciando subito dopo il ritiro. E domenica? La storia è tutta da scrivere.
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