Ha solo accarezzato il sogno di un nuovo titolo. Hamilton ha dato prova ancora una volta della sua grandezza, nonostante la sconfitta
Ha sognato, assaporato, quasi conquistato un titolo, l’ottavo, che lo avrebbe reso leggendario. Anche se qualcuno continua a criticarlo e a sminuirne l’importanza. Ma Lewis Hamilton alla fine ha dovuto capitolare. Nella maniera più amara possibile.
Prima o poi doveva accadere che qualcuno interrompesse un dominio iniziato nel 2014 dalla Mercedes e dall’inglese, interrotto solo nel 2016 da Nico Rosberg, ma pur sempre sotto le insegne della casa di Stoccarda. Certo che accadesse in questo modo era davvero imprevedibile.
In 8 stagioni 81 vittorie, sei titoli, ma agli occhi dell’opinione pubblica mai un vero attestato di stima pieno. Ha dominato in anni in cui la concorrenza è mancata, la critica più diffusa e in parte vera. Però lui a casa i titoli se li è portati a casa e non è colpa sua se gli altri non lo hanno mai messo in difficoltà. Ci ha provato la Ferrari e Sebastian Vettel in un paio di annate, poi ora che Max Verstappen e la Red Bull sono arrivati al suo livello, Hamilton ha subito capitolato (dicono sempre i detrattori).
In un’annata sempre vissuta di rincorsa, Hamilton ha tirato fuori il meglio di sè. E’ vero, a Silverstone ha fatto vedere anche il suo lato oscuro con quel contatto che ha messo ko il rivale, ma poi è tornato nei ranghi. E lo ha fatto tirando fuori tutto il suo talento per contrastare un avversario come lui affamato di vittorie.
Il merito di Hamilton però è di avere ancora quel fuoco dentro, come solo i grandi campioni hanno. Quello che ti spinge ad andare al limite anche quando hai vinto tutto. Perché la passione va oltre tutto. C’è chi gli contesta di non aver mai lasciato il segno con gare epiche. Quest’anno lo ha fatto. Vedasi San Paolo, dove si è reso protagonista di una rimonta degna di un campione. Lì, a casa di Ayrton Senna, il suo mito.
Ad Abu Dhabi ha dato prova, ancora una volta, di essere un grande. Aveva meritato sul campo il titolo, con una gara degna di un campione del mondo del suo rango. L’ultimo giro, l’ultimo pazzo giro, gli ha strappato di dosso qualcosa che sentiva già suo. Ma non gli ha strappato via la dignità e l’orgoglio per una stagione comunque da ricordare. E’ rimasto in macchina parecchio, perché la delusione era tanta, dopo uno sforzo immane per recuperare punti a Verstappen e tenere accesa almeno una possibilità, che si è guadagnata meritatamente sul campo. Non ce l’ha fatta. Peccato.
Vederlo triste abbracciato dal padre lo ha reso ancor più umano e fragile, come i campioni sanno esserlo. Quell’abbraccio al rivale poi è il gesto di chi, nonostante la delusione e la rabbia per quanto accaduto poco prima, sa accettare la sconfitta e dare merito a chi lo ha messo in difficoltà e battuto, sul campo. E ora si volta pagina. Dal 2022 una nuova era per la F1, ma Hamilton vuole esserci, da protagonista. E scommettiamo che sarà ancora lì, pronto a realizzare un nuovo sogno.
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