L’ex team manager Jordan contesta il cambio di atteggiamento di Hamilton in pista. A suo avviso è troppo poco combattivo.
Chi segue la F1 da tempo ricorderà che al suo debutto nella massima serie Lewis Hamilton ne combinava una a weekend e per questo in diverse occasioni la FIA era costretta ad intervenire inserendo alla bisogna delle nuove regole. Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia e l’inglese si è sicuramente ammorbidito pur non avendo perso la sua proverbiale malizia.
Eppure, secondo qualcuno il suo vecchio carattere che lo portava a spingere al limite e oltre si sarebbe totalmente dissolto. Un handicap, a suo avviso, che avrebbe compromesso le capacità del 36enne di tenere botta all’inarrestabile Verstappen.
Chissà se sostenendo questa tesi il buon Eddie Jordan aveva in mente la canzone dei Green Day “Nice Guys Finish Last”. Sta di fatto che per l’istrionico fondatore dell’omonima scuderia che lanciò, tra gli altri, un certo Michael Schumacher, Ham si è trasformato in un bravo ragazzo.
I buoni non vincono nulla
Se sia davvero così non si sa. Di sicuro l’aver potuto contare su una macchina nettamente superiore alla concorrenza gli ha tolto l’ansia da prestazione e l’aver conquistato titoli a ripetizioni la fame e forse un po’ di motivazione.
“Il mio parere è che ha bisogno di tornare ad essere un po’ più duro”, ha dichiarato il manager di Dublino alla BBC. “Era il miglior pilota che io avessi mai visto, ma ha permesso ad un arrogante ed aggressivo come Max di soffiargli il mondiale. Gli ha aperto la porta”.
A colpire l’irlandese anche l’educazione dell’asso di Stevenage che, fresco di sconfitta ad Abu Dhabi, è subito andato a congratularsi con l’olandese della Red Bull, appena consacrato campione. “E’ stato un vero sportivo”, ha sottolineato. “La Gran Bretagna può essere orgogliosa di lui, tuttavia chi è troppo buon non vince”, ha chiuso il suo pensiero.
Chiara Rainis