È il momento dei voti di fine anno. Verstappen brilla ma nel corpo a corpo mostra qualche difetto. Hamilton merita la lode, disastro Bottas
Una stagione emozionante, culminata con un GP ad Abu Dhabi che è stato la perfetta sintesi di quanto accaduto durante questo lunghissimo 2021, vissuto sullo scontro tra Max Verstappen e Lewis Hamilton. Ed è arrivato quindi il momento delle pagelle. E si parte ovviamente da Mercedes e Red Bull, le due grandi rivali di questa annata.
Che fosse il suo anno, o almeno quello in cui poteva dare filo da torcere ad Hamilton, lo si è capito fin da subito. La sportellata al rivale a Imola ha fatto capire quanto Verstappen sarebbe stato un osso duro da battere per il sette volte campione del mondo. Alla fine ha meritato di portarsi a casa il titolo per quanto fatto in stagione, dove ha anche accumulato un vantaggio di 32 punti, prima del grande ritorno di Lewis.
È cresciuto l’olandese, che ha battuto anche in maniera netta il compagno in Red Bull Sergio Perez (6.5), come solo i grandi sanno fare. Il talento è incredibile, ma lo stile di guida nei corpo a corpo è ancora da rivedere. E’ questo infatti l’unico neo di una stagione da 9. I ripetuti contatti, culminati con l’incidente di Monza, ma anche a Jeddah, fanno capire che c’è qualcosa da aggiustare. Ok volere la vittoria a tutti i costi, ok lo spettacolo, ma forse fino a un certo punto. Ed è questo il segnale che ha voluto dare la FIA a Verstappen con le penalità comminategli durante la stagione. Lui le ha prese come un’ingiustizia nei suoi confronti, ma non è così (almeno nella maggior parte dei casi).
Detto questo i numeri di Max non mentono: 18 podi stagionali, dieci vittorie, dieci pole position, ha condotto in testa 652 giri nel corso di questa stagione, l’equivalente del 50,2% del totale. È più del doppio di quanto fatto da Hamilton (fermo a 297), e più di quanto non siano riusciti a fare insieme gli altri nove piloti ritrovatisi in prima posizione in almeno un GP. Dal 2018 in avanti, Max è salito sul podio in 49 gare su 81, l’equivalente del 60% del totale dei GP disputati nell’arco dei quattro anni. Può bastare?
Se c’è un altro pilota che meritava il titolo è ovviamente Lewis Hamilton, ma alla fine solo uno vince. Giusto mezzo punto in meno di Max (8.5), perché uscito sconfitto dal confronto. Ma ugualmente fenomeno, perché ha saputo mettere in campo tutta la sua bravura, soprattutto nel momento più delicato, quando tutto sembrava perso.
E’ riuscito grazie a Mercedes e alla sua caparbietà a riaprire un Mondiale che pareva finito, giocandosela fino all’ultimo giro, quello che lui maledirà per sempre, ad Abu Dhabi. Certo, quel contatto a Silverstone grida ancora vendetta, con le polemiche che ne sono susseguite, ma per il resto della stagione Hamilton ha tirato fuori grinta e classe, come quella sfoggiata nel post gara lo scorso weekend, quando si è complimentato con il rivale.
Decisamente male Valtteri Bottas, che chiude con un bel 4 in pagella, ma anche per colpe non sue. Diciamocela tutta: è e rimane una buona seconda guida, ma se gli si chiede di lottare per il titolo, lo si manda in bambola. Tolto da ogni compito gravoso, vedi dopo l’annuncio della fine del suo rapporto con Mercedes, ha fatto vedere per larghi tratti le sue qualità velocistiche, che non si discutono.
Nei corpo a corpo però è sempre mancato. Mai poi una tattica in aiuto a Hamilton. Anche perché forse, avendo rotto col team, non ne aveva neanche voglia di fare “regali”. Emblematici alcuni suoi comportamenti, uno tra tutto quello al via in Messico, che è costato a Lewis la gara. La fine di una carriera in Mercedes che poteva essere ben altra, ma che non è stata, anche per colpe sue.
Infine un bel 4 ai team principal Toto Wolff e Christian Horner. Per tutta la stagione hanno dato vita a un crescendo di tensioni, ripicche, controversie, che hanno minato la stabilità dei piloti in lotta per il Mondiale, oltre che la credibilità dello stesso. Va bene che la F1 è anche politica, ma forse si è andato troppo in là.
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