L’ex manager Yamaha Davide Brivio ha raccontato gli incontri segreti con Valentino Rossi prima del suo approdo nel team di Iwata
Ci sono aneddoti della storia di Valentino Rossi in MotoGP che vale la pena che vengano ricordati. Uno di cui si è sentito spesso parlare è quello dell’approccio con Yamaha, quando il Dottore dominava ancora con la Honda.
Dopo l’approdo in 500, il Dottore ottenne il suo primo titolo iridato nella classe regina nel 2001, al suo secondo anno di apprendistato. Da quel momento, anche con l’entrata nell’era MotoGP, il binomio Valentino Rossi-Honda è diventato praticamente imbattibile.
La realtà però è che questo dominio in lungo e in largo non bastava al campione di Tavullia. La casa giapponese infatti riteneva i successi merito della sua moto e solo in parte del pilota. E questo non andava bene a Valentino Rossi, che cominciò nel 2003 a maturare l’idea di cambiare aria.
L’ex team manager di Yamaha e Suzuki Davide Brivio, in un’intervista a Motorsport.com, è tornato proprio su quel periodo e su come Valentino Rossi sia poi approdato alla casa di Iwata. “In un primo momento, Yamaha non voleva ingaggiare Rossi, perché c’era una corrente che sosteneva che in casi di vittoria tutti pensassero che sarebbe stato solo merito suo”, ha confessato. “Se invece non avesse vinto, la colpa si sarebbe concentrata sulla moto. Chi ha cambiato questo pensiero è stato Masao Furusawa, che a giugno del 2003 è diventato leader del progetto: abbiamo convinto i vertici del fatto che, per vincere, era imprescindibile avere un top rider“.
Dunque le paure in Yamaha erano praticamente all’opposto di quelle di Honda. Ma alla fine, proprio grazie anche alla spinta di Brivio, arrivò il primo vero approccio con Valentino Rossi. Anche se non fu semplice, visto che il campione di Tavullia era sotto contratto con la Honda.
“Il problema era dove vederci, perché nel paddock sei sotto gli occhi di tutti e negli hotel tutti i team sono mischiati“, ha raccontato Brivio. “Uno degli episodi più buffi è stato quello della clinica mobile, a Brno. Ci siamo visti lì alle dieci di sera passate, quando tutti i fisioterapisti e i medici erano andati via. Abbiamo aperto la zip della tenda, siamo entrati e ci siamo seduti intorno a un tavolo che c’era lì, poi abbiamo iniziato la riunione. All’improvviso abbiamo sentito una moto che si avvicinava e sia io sia Lin (Jarvis, team principal Yamaha, ndr) ci siamo nascosti sotto il tavolo”.
Poi l’approccio decisivo è arrivato più avanti: “Dopo esserci stretti le mani, era arrivato il momento in cui Vale voleva vedere la moto. È stato a Donington Park. Abbiamo aspettato la mattina presto, perché volevamo che nel paddock non ci fosse nessuno. Lui è entrato incappucciato per non farsi riconoscere…”. E da quel momento è scoccata la scintilla tra Valentino Rossi e la Yamaha.
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