L’ex manager della Benetton Briatore snobba l’idea di un possibile rientro in Ferrari di Todt in veste di consulente.
Da qualche ora non è più al vertice della FIA, ma del suo futuro si discute già da parecchio. Cosa farà Jean Todt a partire dal mese prossimo è una domanda che sta suscitando l’interesse di molti, specialmente dopo che dall’Italia è partita l’indiscrezione di un riavvicinamento del francese all’ex amore Ferrari.
Già, la Rossa dei tempi d’oro, quella in cui il 75enne vinse tutto grazie anche alle strategie di Ross Brawn e alla maestria al volante di Michael Schumacher.
Dunque, la premiata ditta John Elkann- Mattia Binotto avrebbe pensato proprio a lui per tentare di aggiustare un ingranaggio da diverse stagioni rotto.
La riflessione di Flavio Briatore sul tema
A proposito di queste speculazioni l’ex dirigente Benetton ha totalmente bocciato l’idea, soprattutto per quanto riguarda il tipo di ruolo che il presidente uscente della Federazione andrebbe ad occupare, ovvero quello di consigliere. Di appoggio per capire come affrontare le criticità proposte dalla nuova sfida tecnica.
“I consulenti sono figure che non servono a nessuno se non a far perdere tempo”, ha dichiarato il 71enne a Libero. “E poi uno con la carriera come la sua non credo possa accettare un simile incarico”.
Per l’imprenditore di Verzuolo suggerire non è sufficiente. Per produrre risultati Todt occorre essere nei box sempre e comunque. Un po’ come Marko per la Red Bull. “Helmut è qualcosa in più. È sul pezzo, è sempre lì. Assieme a Christian Horner coordina, gestisce. Un team lo devi vivere”, ha argomentato.
A suo avviso, quindi, richiamare a Maranello colui che traghettò la scuderia alla vittoria nei primi anni duemila, è del tutto inutile, senza poi tralasciare che le minestre riscaldate spesso non portano benefici, anzi, al contrario, alterano gli equilibri.
Chiara Rainis