Malgrado la fine del campionato, i toni non si abbassano. Il boss Red Bull Horner punzecchia ancora la Mercedes.
Detta ad Enzo Ferrari, un’affermazione del genere avrebbe sortito lo stesso effetto dello stridore delle unghie su una lavagna. Lui che del riconoscimento per i produttori di auto ne faceva una questione di vita o di morte, o comunque una ragione d’orgoglio rispetto a coloro che definiva “garagisti”, non avrebbe mai accettato quanto dichiarato da Christian Horner ad un passo dal Natale.
Forse più per infastidire la Mercedes, che per reale convinzione, il manager della Red Bull ha minimizzato il mancato successo tra le marche, definendo più importante la classifica conduttori.
“Il titolo costruttori è più importante dal un punto di vista economico. Stiamo parlando di milioni e milioni di dollari di differenza tra un primo e un secondo posto, per esempio”, ha sostenuto a Motorsport.com. “Ma è quello piloti che regala maggiore popolarità e prestigio. Non credo ci sia un solo dipendente della nostra azienda che avrebbe scambiato i due mondiali”.
Sebbene la maggior regolarità della rivale tedesca abbia negato agli austriaci di fare il doppio colpo, a Milton Keynes sembrano non soffrirne molto. D’altronde di ragioni per festeggiare ne hanno parecchie. A partire dalla consapevolezza di essere stati i primi a battere l’armata di Stoccarda in epoca ibrida mettendo in crisi Hamilton come mai dal 2014 in avanti, non fosse per la parentesi del 2016 quando a uscire vincitore fu Rosberg.
“Lo sforzo richiesto per riuscire ad ottenere un simile risultato è stato pazzesco”, ha riconosciuto il 48enne. “E il dover battagliare con avversari di qualità ci ha spinto probabilmente oltre quello che pensavamo di essere in grado di fare”, ha chiosato ribadendo che l’orgoglio per quanto ottenuto ha superato lo smacco per ciò che è andato perso.
Chiara Rainis
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