Liberty Media sorda ai continui appelli dei team che chiedono un calendario più umano. Ecco l’ultimo allarmante racconto.
Sul tema si sono esposti anche i vertici di alcune scuderie e i piloti, ma FIA e Liberty Media hanno continuato a fare finta di nulla, interessate soltanto al proprio tornaconto e a far cassa. Il futuro della F1 sarà ad immagine e somiglianza della IndyCar e della NASCAR e nessuno potrà fermare il piano di chi detta le regole del gioco.
E pazienza se la gente si ammala o i costi aumentano. I round in programma a stagione dovranno crescere, così come il seguito.
Lo sfogo, anonimo, di un meccanico
A tal proposito, un dipendente di una delle squadre iscritte al campionato, ha deciso di vuotare il sacco e condividere con il pubblico cosa significhi lavorare nel Circus in questo momento. Il primo intoppo è rappresentato dalla necessità di coprire tante date in poco tempo, il che significa accrescere il numero di weekend di gara consecutivi.
“A partire dal mercoledì fino alla domenica sera si coprono almeno 12 ore nei box”, le sue parole a Motorsport.com. “Non si capisce lo sforzo richiesto finché non si torna in fabbrica. Le classiche 8 ore sono uno scherzo in confronto”.
E per i non vip privi di jet privato c’è un ulteriore disagio. Su e giù da aerei con posto in economy, spesso in ritardo e con diversi fusi orari, che raddoppiano la sensazione di stanchezza.
“Dopo la trasferta Messico, Brasile e Qatar ho visto gente distrutta”, ha proseguito la fonte, segnalando come progressivamente alla spossatezza fisica e mentale, cresca il senso di solitudine.
A casa, poi, sorgono altri problemi: “Quando si rientra si è agitati o si ha la testa altrove, per cui le relazioni personali ne soffrono”.
Non bastasse, il calendario intasato ha fatto balzare in avanti gli infortuni. “Ci aiutano dottori e fisioterapisti, ma alla fine siamo costretti a imbottirci di antidolorifici. Alcuni usano l’alcol per andare avanti”, ha dunque svelato illustrando una realtà piuttosto differente da quella glamour che ci si immagina.
Chiara Rainis