Danilo Petrucci fra pochi giorni correrà la sua prima Dakar ma resta un po’ di rabbia per aver chiuso con il Motomondiale.
Danilo Petrucci non sarà più in MotoGP nel 2022, ma inizia il conto alla rovescia per la sua prima Dakar con il marchio KTM. Lascia a malincuore quel paddock in cui ha vissuto per un decennio, non senza qualche nota polemica. Perché Petrux si è sempre saputo differenziare dagli altri per la sua umiltà. “Forse sono stato amato, ma non rispettato”.
Ha mossi i primi passi nel paddock 25 anni fa insieme a suo padre che svolgeva mansioni secondarie. Era amato da tutti, ma non tutti lo hanno rispettato come avrebbe meritato. “La ragione? Non puoi essere amato e rispettato allo stesso tempo. Quando i risultati non arrivavano, mi mettevo sempre sotto i riflettori per migliorare, senza urlare o sgridare gli altri, cercando di trovare qualcosa o qualche motivo per migliorare le prestazioni”, ha aggiunto Danilo Petrucci.
Non è stato facile accettare di dover lasciare la classe regina in questo modo, senza riuscire ad esprimere fino in fondo il suo potenziale con la KTM. “In questi anni ho lavorato con tante persone, ho parlato con tante persone e per me attraversare il paddock è davvero difficile anche solo dire ‘ciao’. Mi fermo a parlare con tante persone perché non ho mai gridato ai box e mi sono sempre assunto le mie responsabilità”.
Probabilmente uno dei suoi privilegi caratteriali è ciò che lo ha spinto fuori dal Motomondiale, fagocitato da un mondo cinico che non ha avuto rispetto per la sua umanità. La sua carriera probabilmente sarebbe stata più lunga se avesse “iniziato a urlare contro qualcuno e non si fosse assunto la responsabilità dei risultati, come fanno altri piloti”. La differenza è che, secondo Petrucci, non si è comportato come gli altri, ma è sempre stato come lui stesso: “Non puoi essere amato e rispettato allo stesso tempo”.
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