Luca Cordero di Montezemolo e Michael Schumacher erano grandi amici. L’ex presidente della Ferrari racconta il dramma del tedesco.
Da quel maledetto 29 dicembre 2013 sono ormai passati otto anni. Da quel giorno, la vita di Michael Schumacher è cambiata per sempre, a causa di un terribile incidente sugli sci sulle nevi di Meribel. Il sette volte campione del mondo tedesco, leggenda della Ferrari con cui ha dominato la prima metà degli anni Duemila, non è più stato lo stesso da quella mattinata. Tutto ciò lo sa bene anche l’ex presidente del Cavallino, Luca Cordero di Montezemolo, con il quale c’era un’amicizia che andava ben oltre il rapporto professionale.
I due hanno lavorato insieme a Maranello per ben 11 stagioni, dall’inizio del 1996 sino al termine del 2006, ma l’esperienza di Michael al Cavallino è durata in realtà sino al 2009, anche se nelle vesti di super-consulente e non di pilota. A dire la verità, l’ormai ex chairman della Ferrari non ha mai preso troppo bene la decisione del suo pupillo di correre per la Mercedes dal 2010, ma il rapporto non si era di certo incrinato per questo motivo.
Montezemolo e Schumacher continuavano a mantenersi in contatto, ma quella mattina di dicembre cambiò tutte le carte in tavola. Le condizioni del Kaiser, subito dopo la caduta, apparvero gravi, tali da doverlo trasportare d’urgenza all’ospedale di Grenoble. Dopo alcuni interventi chirurgici alla testa per ridurre le fratture ed i traumi cranici, il sette volte iridato è entrato in un coma profondo, dal quale si svegliò solo nel giugno dell’anno successivo, ma senza mai recuperare del tutto.
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Montezemolo, ecco il ricordo del dramma di Schumacher
Luca Cordero di Montezemolo è stato protagonista di una puntata del programma “Ossi di Seppia“, serie che va in onda su RaiPlay con delle brevi puntate dai venti minuti ciascuna. L’ex presidente della Ferrari ha raccontato i giorni successivi al terribile incidente di Michael Schumacher, che cambiò per sempre l’esistenza di uno dei più grandi di tutti i tempi.
“Ho imparato che il destino è assolutamente imprevedibile” – racconta il manager bolognese. “Michael è stato un campionissimo per l’automobilismo, ed un incidente banale sugli sci ha compromesso l’esistenza di un uomo che in gara faceva 70 giri ad un ritmo da qualifica. Era straordinario vederlo correre“.
Montezemolo fu uno dei primi che venne a sapere dell’incidente di Meribel, ma non ebbe subito un chiaro quadro della situazione: “Furono dei giorni tristissimi, ed io volli subito che i nostri Ferrari club ed anche molti membri dell’azienda andassero fuori dall’ospedale dove era ricoverato per fargli sentire il sostegno. Io, personalmente, non mi resi subito conto della gravità dell’accaduto, credevo fosse un coma indotto di quelli che vengono decisi dopo aver battuto la testa“.
“Quando realizzai quello che era successo, mi crollò il mondo addosso. Noi avevamo condiviso praticamente tutto per undici anni, e fu terribile accettare una cosa del genere“. Dopo aver analizzato con estrema dignità quei giorni, l’ex chairman del Cavallino è tornato sull’arrivo di Michael a Maranello.
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“Quando stavamo ricostruendo la squadra, a metà degli anni Novanta, pensammo subito a Michael per il ruolo di pilota. Niki Lauda fu il primo a parlarne con Willy Weber, il suo manager. Mi colpì subito per serietà e rispetto nei nostri confronti, con il mondo della Ferrari che lui non conosceva. Iniziammo a vincere qualche gara nel 1996, e ci portò molto entusiasmo e morale. Stavamo toccando con mano i primi risultati dopo tanto lavoro. Lentamente, la nostra era stava cominciando“.