Una data speciale per Kenny Roberts, icona del motociclismo degli anni 80, che diede vita a battaglie memorabili e creò un suo stile unico
Un vero asso, la cui carriera nel Motomondiale durò davvero poco, ma fu incredibile. E oggi, 31 dicembre, Kenny Roberts raggiunge il traguardo dei 70 anni.
E pensare che all’età di 12 anni, quando lavorava come “cow-boy” e fu invitato dalla moglie del suo datore di lavoro ad accendere il mini motorino regalato al figlio che non partiva, si ribaltò e si ferì gravemente a un ginocchio, tanto da svenire per il dolore. Un esordio non ottimale, verrebbe da dire, ma Kenny Roberts si rifarà qualche tempo dopo.
Si mise in sella a una moto e non vi scese più. E vinceva ovunque: nel flat-track, ma anche nel “National Novice Championship” del Campionato AMA. Nel 1971 iniziò poi la collaborazione con Yamaha, la casa che lo accompagnò per tutta la carriera. E anche questa fu, ovviamente, vincente. Tanto che nel 1974 arrivò la prima apparizione nel Motomondiale come wild card nel Gran premio d’Olanda nella classe 250, dove arrivò terzo ed impressionò favorevolmente la scuderia giapponese.
L’esordio come pilota ufficiale avvenne solo 4 anni più tardi, nel 1978, quando addirittura partecipò a tre campionati. Nella classe 250 vinse due GP e nonostante l’addio a metà stagione chiuse comunque quarto in classifica. Sfiorò il titolo nella Formula 750, capitolando solo all’ultima gara, ma dove fece meraviglie Kenny Roberts fu nella 500, dove al primo colpo portò a casa 4 vittorie e il titolo iridato.
Era nata una stella e tutti se ne accorsero ben presto. Si laureò campione del mondo della 500 anche nel 1979 e nel 1980, ottenendo otto vittorie, mentre nel 1981 vinse due gare ed arrivò terzo in classifica generale. Nel 1983 diede vita a uno duello memorabile con il connazionale Freddie Spencer, che lo beffò per soli due punti a fine anno. una delusione enorme, che lo portarono a ritirarsi dal motociclismo, non prima però di vincere un’edizione della 200 miglia di Daytona, nel 1984, anno in cui vinse anche la 200 miglia di Imola.
Roberts: “Alla Yamaha dissi che Lorenzo non aveva il talento di Rossi”
Kenny Roberts è rimasto nella memoria i tutti gli appassionati di moto per il suo stile inconfondibile. L’americano in pratica affinò e migliorò lo stile di guida inventato da Jarno Saarinen, sporgendosi in curva completamente fuori dalla sella con il ginocchio, quasi a sfiorare l’asfalto. E poi che spasso dopo ogni sua vittoria, quando percorreva la pista su una sola ruota, cosa che oggi ormai è copiata da tutti.
E poi che carattere, anche da team manager, che ha fatto fino al 2007. L’ex pilota Alan Carter, che corse con la Yamaha 250 insieme a Wayne Rainey, raccontò tempo fa questo di Kenny Roberts: “La Yamaha 250 non andava. Io e Rainey chiamammo il nostro Boss e lui arrivò dall’America al GP di Francia, in jet. Era un ex pilota da due anni. Ci ascoltò, chiese tuta e casco e scese in pista a Le Castellet. Fece 5 tornate, poi scese e si cambiò. Cristo, ci aveva rifilato un secondo al giro. La riunione tecnica con lui durò 20 secondi. Ci disse: ‘Ora ho 2 punti fermi: 1) Siete delle teste di c…. e 2) Salite in moto e date più gas. Se non ci sono domande, ora io me ne torno in California’”.
Il figlio Kenny Roberts Jr. invece anni dopo gli ha permesso di collezionare un primato davvero particolare. Lui è infatti l’unico padre campione del mondo ad aver potuto vedere la propria prole raggiungere il medesimo risultato nella classe regina del Motomondiale.
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