Danilo Petrucci ha iniziato la nuova avventura nel Rally Dakar, ma ha già le idee ben chiare sul futuro professionale.
L’avventura nel deserto di Danilo Petrucci è iniziata subito al cardiopalma. Prima l’infortunio alla caviglia agli inizi di dicembre nel corso di un allenamento tra le due arabe, poi il test positivo al momento dell’approdo in aeroporto. Quando tutto sembrava destinato a finire anzitempo ecco il secondo tampone, stavolta negativo. Il 1° gennaio ha intrapreso la Dakar 2022 per la prima volta nella sua vita e forse non sarà l’ultima.
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Esame Dakar per Danilo Petrucci
Niente Capodanno in famiglia, nessun cenone, ha dormito in tenda. Un’avventura totalmente diversa dal suo passato in MotoGP dove ha trascorso dieci stagioni tra alti e bassi e dove un decimo di secondo faceva la differenza. Qui contano i minuti, l’esperienza di navigazione: “Sarà difficile capire il ritmo, sono sempre stato abituato a trovare quello zero virgola uno per cento per arrivare al limite che ti faceva o vincere o finire dietro”, racconta a ‘La Gazzetta dello Sport’. “Ci sono 9 mila chilometri, una distanza mai percorsa nemmeno in auto tutta assieme. Fortunatamente la caviglia mi ricorderà di andare piano”.
Al contrario della MotoGP non potrà ritornare ai box se ci saranno problemi, dovrà fare affidamento soprattutto su se stesso. “L’avventura, lo stare da soli, il risolvere i problemi contando solo su te stesso e soprattutto fare qualcosa di unico. Correre in MotoGP lo hanno fatto altri, ma passare alla Dakar in un mese e mezzo non l’ha provato nessuno. Le sfide mi piacciono”. Poi a metà gennaio sarà la volta di pensare al futuro e Danilo Petrucci sembra avere le idee chiare dopo mesi di tira e molla. “Quello che mi piace di più è che ho scelto di fare i rally perché mi piace stare in moto e la stessa cosa sarà in Motoamerica. Vado a vedere un continente nuovo e a 31 anni era giusto provarci. Ma ve lo prometto, questa non sarà l’unica Dakar”.