A 87 anni è scomparso Carl Horton, che diede un contributo fondamentale all’assistenza medica nella massima serie a ruote scoperte statunitense.
E’ stato praticamente l’angelo custode dei piloti della IndyCar. Il suo nome sarà sempre legato alla sicurezza. Perché grazie a lui oggi questo mondo dell’alta velocità negli Usa è più sicuro grazie alle sue idee. Parliamo di Carl Horton, scomparso nelle ultime ore all’età di 87 anni.
Una vita dedicata alla sicurezza in pista
La sua è davvero stata una vita dedicata a migliorare gli standard di assistenza medica nella massima serie a ruote scoperte statunitense. Nato in Michigan nel 1933, Horton si affacciò sulle piste nei primi anni ’80 e creò l’Horton Safety Team, che oggi è diventato AMR Safety Team.
Cominciò con il CART, ma portò ad un cambio radicale nel modo di approcciare agli incidenti e al soccorso dei piloti in pista. Horton infatti portò in un mondo fatto di semplici auto o camion dei pompieri un personale altamente qualificato e mezzi di soccorso adeguati a ogni tipo di intervento. I suoi mezzi non sono semplici ambulanze, ma dei van con tutto il necessario per spegnere incendi, tiare fuori dalle auto i piloti e non solo.
Negli anni ha evoluto i suoi veicoli, facendoli diventare indispensabili sui circuiti americani. E tanti interventi hanno davvero salvato vite di decine di piloti. Un vero angelo custode in pista Horton, che ha fatto di questa sua passione un mestiere fondamentale.
Horton, genio fondamentale
Tra le testimonianze più importanti uscite in queste ore c’è quella di Terry Trammel, famoso medico della IndyCar che fa parte proprio all’AMR Safety Team, che ha raccontato come oggi sia assolutamente normale vedere i mezzi di soccorso, ma nei primi anni 80 era qualcosa di davvero insolito.
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Si cominciò, grazie a Horton, con alcuni mezzi all’avanguardia ma un team molto ristretto. Poi, con il passare del tempo, anche la squadra di intervento si è fatta più importante. E così i mezzi sono dovuti cambiare. Fu capace di mettere a disposizione, grazie al suo lavoro, uno dei primi centri traumatologici mobili, che negli anni è diventata quasi una sala operatoria su ruote, incredibile a pensarci ora.
“Non appena Carl ci vedeva in difficoltà nella gestione dei mezzi, lui trovava qualcosa di più grande“, ha raccontato Trammel, che poi ha svelato come Horton desse sempre carta bianca agli esperti sui mezzi che gli servivano, perché lui voleva realizzarli. E puntualmente ce la faceva. Come ha raccontato anche Martyn Thake, progettista di circuiti americani e consulente per la sicurezza: “Carl era probabilmente il ragazzo più modesto che abbia mai incontrato. E’ stato davvero avanti, si sedeva e lasciava che la sua mente lavorasse per cercare un modo migliore per fare una determinata cosa, anche se non era il modo più economico per farla. Lui e sua moglie Judy erano totalmente dediti a rendere le corse più sicure. Era un visionario“.