Il padre di Marco Simoncelli ha raccontato un aneddoto speciale che avveniva al termine delle corse del Sic. Valentino Rossi e Marco, oltre che colleghi, erano grandi amici.
Sono trascorsi più di 10 anni dalla drammatica scomparsa di Marco Simoncelli. Lo straziante evento malesiano è rimasto nella testa di tutti gli appassionati del Motorsport, come una delle domeniche più sconvolgenti di sempre. Il pilota di Cattolica venne travolto sul circuito di Sepang da Edwards e Rossi in una circostanza ancor oggi inspiegabile. Il giovane romagnolo scivolò e, invece, di uscire dalla traiettoria in asfalto della curva e terminare nella ghiaia la sua corsa, come migliaia di incidenti, tornò in pista come una scheggia davanti alle ruote anteriore dei due esperti centauri.
Per Colin Edwards e Valentino Rossi non ci fu alcuna possibilità di evitare il corpo di Marco rimasto bloccato e appeso alla motocicletta. L’impatto determinò la morte sul colpo del ragazzo. Le immagini non lasciavano speranze. Nell’incidente volò via anche il casco del Sic davanti a piedi di un disperato Edwards che cadde qualche metro più avanti. Una tragedia che ha coinvolto la famiglia di Marco, stravolgendo la vita di tutti gli affetti più cari del centauro.
Paolo Simoncelli ha dichiarato: “Da quel giorno io e sua mamma abbiamo provato a sopravvivere a quella tragedia. Son passati dieci anni ma fanno male, tanto“. Un trauma che non può essere superato e che riporta alla mente del papà numerosi episodi sulla carriera agonistica del figlio. Marco, sin da bambino, voleva fortemente competere e dimostrarsi il migliore sulle minimoto. Un campioncino che si fece presto strada anche nel Motomondiale, vincendo il titolo nella classe 250 a soli 21 anni sulla Gilera. Nel corso delle stagioni, Marco Simoncelli e Valentino Rossi svilupparono una splendida amicizia.
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Nel docufilm ‘Sic’ uscito nelle sale lo scorso 28 dicembre 2021, la storia di Marco Simoncelli è stata raccontata al grande pubblico, anche ai più giovani che non possono ricordare le gesta del campione. Dall’opera cinematografica emerge tutta la passione del Sic nel corso della sua giovane vita. Un pilota aggressivo, determinato e non facile da battere in pista, così come negli allenamenti off-road. Paolo Simoncelli ha alimentato la passione di suo figlio e in una recente intervista al ‘Venerdì di Repubblica’ ha spiegato: “Non mi sono mai pentito di aver messo Marco su una minimoto, lo rifarei pur sapendo come è andata a finire“.
Marco era un ragazzo chi viveva per le sfide, sempre pronto a battagliare contro tutti e tutto, anche se si trattava di una gara non ufficiale. “Qualunque cosa facessimo, che fosse camminare per strada o salire le scale per tornare a casa, voleva sempre essere davanti. Gli dava molto fastidio essere al secondo posto“, ha dichiarato Paolo Simoncelli. Marco si faceva voler bene da tutti, grazie al suo essere solare e sempre gentile con la gente. Era diventato un modello da imitare, seguitissimo dai giovani della sua generazione.
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“Piaceva per quella spontaneità che lo aveva reso un personaggio mediatico. Per costruire quella immagine non faceva nulla. Gli veniva naturale. Era un ragazzo semplice, normale, dalla battuta pronta“, ha aggiunto il padre di Simoncelli. Uno degli eroi di Marco è stato Valentino Rossi, nove volte campione del mondo. “Lo ha sempre ammirato e in camera sua c’è ancora il poster di Vale – ha raccontato Paolo – quando si sono incontrati, sono andati subito d’accordo. Alla fine delle gare, Marco si recava sempre da Valentino per chiedere consigli. Si sono incontrati anche fuori pista. Per Vale è diventato poi anche un avversario che gli dava filo da torcere“.
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