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Formula 1

Ronnie Quintarelli a TMW: “La GT-R mi mancherà, la F1 sta rinascendo”

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Giovanni Messi

Ronnie Quintarelli ha concesso un’intervista esclusiva a Tuttomotoriweb, ha parlato di F1, GT e molti altri argomenti del motorsport.

I piloti italiani hanno fatto la storia del motorsport, ma uno di loro ha sempre gareggiato molto lontano dalla sua patria. Il suo nome è Ronnie Quintarelli, alfiere della Nissan Nismo nel Super GT giapponese, il campionato più seguito in tutta l’Asia assieme alla Super Formula.

In questa serie, il driver di origini venete ha vinto ben quattro campionati, imponendosi nel 2011, 2012, 2014 e 2015. Grazie ai suoi risultati è diventato una vera e propria star in Giappone, dove si è anche sposato ed ha costruito una splendida famiglia. Da molti anni vive nel paese del Sol Levante, precisamente nella città di Yokohama, alle porte della capitale Tokyo.

Quintarelli ha concesso un’intervista esclusiva a TuttoMotoriWeb.it, toccando tantissime tematiche che spaziano dalla sua categoria alla F1, passando per l’elettrificazione nel motorsport alla sua passione per il vero sound delle macchine da corsa. Oggi i tempi stanno cambiando, ma il suo pensiero non è cambiato.

Ronnie, si è appena concluso il 2021. Com’è stata la tua stagione?

La stagione appena terminata ci ha visto in lotta per il titolo sino all’ultima parte della stagione. Abbiamo vinto una gara sul circuito di Suzuka, ma nel momento più importante del campionato, quando eravamo in lotta contro Honda e Toyota, ci è mancato un pizzico di competitività e non siamo riusciti a sferrare l’attacco decisivo per il titolo. La lotta in questo campionato tra costruttori ufficiali è veramente bella, siamo tutti piloti professionisti e tutto viene deciso dai dettagli. Tutto deve amalgamarsi alla perfezione, e per vincere il titolo occorre essere sempre sul pezzo.

Corri in Giappone dal 2003, cos’è significato per te cercare fortuna in un luogo così remoto?

Ho iniziato a gareggiare agli inizi del 2003, in Formula 3. Il sogno era ovviamente quello della F1, ho avuto la possibilità di correre in Giappone come professionista sin da subito. Ho scoperto il Super GT guardando le corse in diretta in TV, e subito avevo capito che era molto seguito. Nel 2008 sono diventato pilota ufficiale Nissan, e non ho mai più lasciato questa categoria.

Quanto può essere importante per un pilota che non trova la sua strada recarsi in Giappone? Oltre al Super GT c’è anche la Super Formula…

Quando ero piccolo ricordo che Eddie Irvine aveva corso per molto tempo in Formula 3000 giapponese, ed in F1 andava sempre forte a Suzuka conoscendo bene la pista. Il bello del Giappone è che non guardano all’estetica, non sono interessati ad avere un bel box o un motorhome enorme. Guardano solo la macchina, fanno molti test e sei sempre in pista. Un pilota professionista europeo qui può farsi una grande esperienza, essere un membro ufficiale di una casa come la Nissan è un onore, visto il seguito che ha il campionato.

Il motorsport che tu vivi è ancora “all’antica”, dove si guarda molto alla sostanza e poco alla forma. In Europa si va verso l’elettrificazione, tu cosa ne pensi?

Nel Super GT abbiamo, dal 2014, un motore 2.0 litri turbo, con quattro cilindri ad iniezione diretta, da quasi 700 cavalli. Sono gli stessi motori della Super Formula per Honda e Toyota. Nel Super GT non c’è nulla delle macchine stradali, sono prototipi a tutti gli effetti. Dal 2024 pare che anche noi avremo dei nuovi regolamenti, anche se tutti vorremmo andare avanti con il vecchio motorsport, dove senti l’odore della benzina. Purtroppo, dobbiamo fare i conti con il budget che pongono le case costruttrici, che si adeguano al mercato dell’auto. In Giappone si sta andando sull’elettrico, e nel 2024 potremmo passare all’ibrido o con nuovi carburanti. Puntare subito sull’elettrico nelle corse allontanerebbe il pubblico dalle tribune.

Nel 2022 arriverà una nuova Nissan per te nel Super GT. La GT-R ti mancherà dopo i tanti titoli vinti?

Arrivai in Nissan nel 2008, anno del debutto della GT-R. Da allora sono cambiati i regolamenti nel 2014, ma quel modello è rimasto sempre come base. Nel Super GT, quando progetti una macchina da corsa, devi rispettare alcuni parametri del modello stradale. In questi ultimi anni eravamo migliorati, ma Honda e Toyota hanno fatto meglio dal punto di vista aerodinamico. Inoltre, loro sono impegnate in F1 e nel WEC, e portano sempre innovazioni motoristiche da quelle categorie, ed è sicuramente un vantaggio. La nuova Z ci darà una bella mano dal punto di vista telaistico, dove siamo mancati in queste ultime stagioni. Per noi, a volte, è stato frustrante, perché sapevamo di essere cresciuti, ma vedevamo che gli altri facevano sempre qualche passo avanti in più. La nuova macchina potrebbe risolvere molti problemi.

Un ulteriore caratteristica del Super GT è la battaglia tra diverse case costruttrici di pneumatici. Quanto può fare la differenza questo aspetto?

Ci sono ben quattro marchi di pneumatici, io corro con la Michelin praticamente da sempre. Per loro non è facilissimo visto che producono le gomme in Francia, per poi mandarle qui a correre. La Bridgestone è sicuramente la favorita, visto che puntano praticamente tutto su questo campionato. I tecnici della Michelin ormai lavorano solo da remoto, non ci sono più i meeting con loro ed è un qualcosa che mi manca. Si stanno comunque impegnando tanto e stiamo crescendo insieme. Se il Super GT correrà in Europa? Dopo il fallimento dell’accordo con il DTM no, ma in Asia sicuramente sì.

La Honda ha abbandonato la F1, mentre nel Super GT ha appena vinto un altro titolo. Il Circus sta perdendo troppi costruttori, come la vedi?

La F1 è l’apice del motorsport e la stagione 2021 ha dato nuova linfa al campionato. I budget sono molto importanti, la Honda ha speso cifre esorbitanti assolutamente non paragonabili al Super GT, ma sono tornati comunque a vincere il titolo dopo trent’anni. La massima serie non è sostenibile per la gran parte dei costruttori, ed oggi siamo arrivati ad un punto di non ritorno con l’elettrico: si punta molto su questo aspetto e le case si concentrano su questo, lasciando da parte il motorsport. Il motivo del loro allontanamento è questo.

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Le power unit turbo-ibride sono molto costose e complesse, sulle quali non si può fare sviluppo. Può essere una chiave della crisi di partecipanti?

Difficile dire quanto stiano spendendo, ed un altro aspetto sono i troppi Gran Premi disputati. Il personale impiegato è numeroso, e credo che avere un numero così elevato di gare faccia anche calare l’interesse. Con corse presenti in tutti i week-end fai anche fatica a seguire con costanza, ma se alle case che partecipano va bene così non possiamo farci nulla. Non siamo a conoscenza dei loro interessi e degli introiti, ma per me questo aspetto dovrebbe essere rivisto.

Abbiamo seguito un duello splendido tra Verstappen ed Hamilton. Da pilota, come la pensa Ronnie Quintarelli sulle manovre di Max nelle ultime gare?

A dire la verità, ho seguito totalmente solo l’ultima gara, gli altri li ho rivisti tramite highlights. Verstappen è stato spesso criticato, ma io credo sia all’apice della carriera, e se lui si butta dentro beh, o ti sposti o ti sposti. Ad Abu Dhabi a lui andava bene anche la collisione, quindi Hamilton doveva stare attento. Max è sempre al limite, ma aveva una pressione addosso incredibile e credo abbia fatto bene a guidare in quel modo. Lewis è un fuoriclasse ed entrambi hanno risollevato la F1. Anche in Giappone persino i bambini sono tornati ad entusiasmarsi per le gare, ed ora sognano di arrivare nel Circus un giorno. Personalmente, tifavo Lewis perché so di che pasta è fatto e per il tipo di pilota che è, mentre ero dalla parte di Max per gli interessi della F1. Anche la Honda se lo meritava dopo tutto quello che ha investito, quindi sono rimasto contento in ogni caso.

In F1 è arrivato Yuki Tsunoda, che rappresenta il ritorno di un giapponese. Quanto seguito ha avuto nel paese?

Lui è molto seguito sin dai tempi dei kart, anche se ancora non è esplosa una vera e propria febbre per lui. Sta migliorando molto e gli sprazzi di talento sono evidenti, anche se non sono mancati gli errori. Ad Abu Dhabi ha fatto una gran gara chiudendo quarto, ed è molto positivo per il Giappone che abbia ottenuto la riconferma in AlphaTauri per il prossimo anno.

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In Ferrari si lavora molto sul progetto 2022: è l’ultima spiaggia dopo 15 anni di delusioni?

Non è facile prevedere come andranno. La speranza è che, anche con un pizzico di cul*, abbiano azzeccato il progetto giusto. Mi auguro che le nuove regole siano state interpretate bene. Loro hanno avuto troppi alti e bassi, alcune corse sono state positive, ma nel momento del salto in avanti è mancato sempre qualcosa. In Ferrari vedo spesso gente messa lì a caso, non c’è passione e questo è un aspetto fondamentale nelle corse. Occorre passione, serve gente che si sia fatta le ossa nel motorsport, come Christian Horner della Red Bull che era cresciuto in Formula 3000. In Ferrari vedo personaggi che non si sa da dove arrivano, e per questo sono leggermente preoccupato.

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