I fatti di Abu Dhabi bruciano ancora nell’animo del team Mercedes F1. Ma davvero i vertici vorrebbero la rimozione di Masi?
Rimarrà per sempre nella memoria di ogni amante della F1 l’immagine di Toto Wolff in crisi di nervi sul finire del GP di Yas Marina che urlava via radio alla direzione gara, “Come on Michael, it’s not right“. Dal suo punto di vista, del tutto giustificabile, il GP congelato dalla Safety Car entrata per l’incidente di Nicholas Latifi, non avrebbe mai dovuto ripartire. Solo in questo modo la vittoria sarebbe andata al suo Hamilton. Ma come lo stesso Masi gli ha ricordato subito dopo le urla, le competizioni sono così. Un giorno si ride, quello successivo si piange e viceversa.
Tutto vero, certo. Non fosse che l’atteggiamento della FIA, ha volontariamente o no, influenzato pesantemente l’esito del mondiale 2021. Una realtà che ha fatto e farà ancora discutere.
Wolff domanda lo stop ai team radio tra muretto e direzione gara
Eppure, malgrado la rabbia e il disappunto malcelati nei momenti caldi, da Stoccarda hanno sostenuto di non volere alcuna vendetta, come potrebbe essere la messa alla porta del responsabile federale.
“Non servirebbe a nulla. Il problema è più grande. E’ l’intero sistema decisionale ad avere bisogno di essere implementato“, ha denunciato il boss delle Frecce Nere all’edizione spagnola di Motorsport.com. “Un conto è lottare duro e avere punti di vista differenti tra scuderie o piloti, un altro sono le scelte poco equilibrate da parte dei commissari. Quelle conducono soltanto a delle controversie totalmente inutili“.
Per il 49enne nel campionato scorso abbiamo assistito ad un numero eccessivo di richiami, compresi quelli che hanno giocato a favore della sua squadra. Un aspetto che, a suo avviso, non può e non deve rimanere inalterato, specialmente se si considera che l’ultimo parere ha inciso sulla proclamazione dell’iridato.
Dopo essersela presa senza mezzi termini con il successore di Charlie Whiting, l’austriaco ha poi fatto marcia indietro negando l’accusa inizialmente rivoltagli di aver manovrato il gran premio come un burattinaio al solo beneficio dello spettacolo.
“Alla fine il nostro compito è comunque intrattenere, tuttavia lo show deve seguire lo sport non viceversa“, ha riflettuto mostrando fiducia nei confronti dell’attuale patron del Circus Stefano Domenicali, “un vero uomo di corse“, come lui stesso lo ha definito, interessato a conservare la vera natura della disciplina.
“Non posso immaginare la pressione che può aver avuto in quel frangente il direttore, ma le regole sono regole“, ha aggiunto, sollecitando, nuovamente, ad una revisione dei metodi per il bene della classe regina dell’automobilismo, spesso in anni recenti in forte deficit di credibilità proprio per tali risvolti e per la poca limpidezza. “Dalle situazioni dolorose possono nascere delle opportunità“, ha chiosato filosofeggiando.
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