In una nuova intervista, Stoner è tornato sui motivi che hanno decretato l’addio prematuro alla MotoGP. E ha fatto una confessione.
Una carriera che si è interrotta forse sul più bello quella di Casey Stoner. Dopo il secondo titolo Mondiale, ha deciso di dire basta e lasciare, proprio nel momento in cui poteva ancora lasciare il segno in MotoGP.
Negli ultimi tempi lo si è visto spesso nel paddock, dove ha raccontato le motivazioni che lo hanno portato all’addio prematuro alla MotoGP. L’australiano a si è ritirato nel 2012 a soli 27 anni e ha continuato a collaborare con HRC per sviluppare la MotoGP RC213V in pista per la stagione successiva. Fu nel maggio dello stesso anno quando annunciò il suo ritiro, a Le Mans, nonostante la HRC avesse messo sul tavolo una succosa offerta di stipendio a Stoner. Ma ha ammesso: “Ero mentalmente esausto”.
“Non avevo bisogno di soldi, ma di riposo“, ha raccontato a Todocircuitoweb. L’australiano voleva ritirarsi a tutti i costi al termine di quella stagione. Sicuramente uno dei motivi del suo ritiro era la famiglia, per dedicare più tempo ai suoi affetti. Ma c’era anche un altro problema, che era la sindrome da stanchezza cronica, che lo ha colpito in maniera più decisa negli ultimi anni. Ma questa è un’altra storia.
La verità è che la stanchezza, all’epoca, era mentale: “Quando mi sono ritirato ho sentito che avevo davvero bisogno di una pausa dallo sport. Se avessi guidato un anno in più, sono sicuro che non avrei toccato una moto per i successivi dieci anni“.
Casey Stoner torna in MotoGP? “Mi piacerebbe farlo”
Stoner però è ora combattuto su un suo possibile ritorno nel paddock. Le proposte sono diverse. La più concreta è quella della Ducati, team che ha portato al successo nel 2007 e che dopo quel titolo non ha più visto un suo pilota sul tetto del mondo. Per questo lo vorrebbe come consulente al fianco di Pecco Bagnaia, l’astro nascente di Borgo Panigale, che già nel 2021 ha sfiorato il Mondiale.
In realtà ci sarebbe anche un’altra cosa che vorrebbe fare più di tutte ed è collaborare con team e tecnici nella stesura di un nuovo regolamento, che porti i piloti ad avere più piacere nella guida. Ma soprattutto moto più semplici, senza troppa elettronica, per tornare a dare vero spettacolo e rivedere finalmente i talenti prevalere e non i mezzi. Di sicuro c’è che comunque Stoner ha voglia di tornare ogni tanto a guidare una moto. E l’ultimo suo capriccio sarebbe la Yamaha M1, che ha dominato negli anni in cui correva. Un modo per capire cosa avesse di così speciale.
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