Moriva nel 1988 Piero Taruffi, che ha fatto della velocità la sua ragione di vita. Pilota su due e quattro ruote, ha dato il via a scoperte importanti.
Eccellente pilota su due e quattro ruote, recordman, collaudatore e progettista. Una carriera degna delle leggende del motorsport quella di Piero Taruffi, scomparso il 12 gennaio del 1988, 34 anni fa.
Nato ad Albano Laziale nel 1906, Taruffi ha sempre avuto un amore smodato per la velocità. Tanto che iniziò con gli sci, con cui nella prima metà degli anni venti ottenne la vittoria nel campionato italiano universitario e un 4º posto in quello francese. Nel 1928 però si mise in risalto anche nel canottaggio, conquistando con la sua squadra il titolo europeo nella specialità “otto con”.
La grande passione di Taruffi fu però il motore. Da adolescente nel 1923 aveva gareggiato nella corsa Roma-Viterbo, vincendola, con la Fiat 501 del padre Pompeo, noto chirurgo romano. La prima vera auto che ottenne fu una AJS 350, che truccò e con la quale partecipò e vinse nella classe 350 la gara sul circuito di Monte Mario, a Roma, città a cui rimase sempre legato e che gli ha dedicato il noto autodromo di Vallelunga.
Fu solo l’inizio di una carriera incredibile. Per lui parlano i numeri: 44 vittorie (30 assolute e 14 di classe) su 136 gare automobilistiche disputate e 23 vittorie su 42 gare motociclistiche disputate, oltre al conseguimento di 39 record di velocità automobilistici e 53 motociclistici.
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Pur ritenendosi maggiormente portato verso le corse in moto, Taruffi è riuscito a conquistare la vittoria nelle tre più importanti gare mondiali automobilistiche su tracciato stradale: la Targa Florio nel 1952, la Carrera Panamericana nel 1951 e la Mille Miglia nel 1957. Proprio con quest’ultima, a cinquant’anni, si ritirò dalle corse. Taruffi in pratica vinse l’ultima edizione competitiva, funestata dalla tragedia di Guidizzolo.
Ebbe però modo anche di cimentarsi in F1, dove debuttò nel 1950, con un’Alfa Romeo. Nelle stagioni successive entrò in Ferrari, correndo al fianco di campioni come Alberto Ascari e Juan Manuel Fangio. Nel 1952 l’anno migliore, quando giunse terzo in classifica iridata.
Fu però anche un grande ingegnere. Fu lui a ottenere il record di velocità con la Gilera 500 “Rondine” da lui stesso carenata per sfruttarne al meglio l’aerodinamicità. Fu quella, a detta di tutti, la prima moto dell’era moderna. Ma non solo. Progettò lui il famoso “bisiluro” TARF, costituito da due corpi cilindrici uniti tra loro a formare una sorta di doppia moto carenata con la quale ottenne velocità incredibili per l’epoca. Ha testato centinaia di veicoli, ma soprattutto Taruffi è stato il precursore di invenzioni come l’Abs e l’Asr. E collaborò allo sviluppo dei primi motori elettrici. Un campione a tutto tondo, un fenomeno d’altri tempi.
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