Luca Boscoscuro nella sua carriera da manager nel Motomondiale ha lavorato sia con Simoncelli che con Quartararo: i due hanno una cosa in comune.
Il percorso che ha portato Fabio Quartararo in cima alla MotoGP è stato tutt’altro che in discesa. Il francese ha sofferto tanto prima di laurearsi campione del mondo nella classe regina.
Prima dell’approdo nel Motomondiale sembrava effettivamente un predestinato, vinceva tanto e dimostrava un talento fuori dal comune. Tutti prevedevano per lui un futuro da protagonista e proprio questa pressione è stata un grande problema quando è approdato in Moto3. Dopo un primo anno non male (due podi e un infortunio a condizionarlo), nel secondo ha faticato e ha ottenuto risultati altalenanti. Ha fatto il salto in Moto2 nel 2017 e pure lì il rendimento è stato scostante e sono venuti tanti dubbi sul ragazzo. Il 2018 è stato l’anno della svolta e della rinascita con il passaggio nel team Speed Up di Luca Boscoscuro.
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Luca Boscoscuro paragona Quartararo a Simoncelli: l’analisi del manager
Boscoscuro con la sua squadra è stato determinante per permettere a Quartararo di esprimere il suo potenziale. Dopo un inizio non facile neppure con la formazione italiana, alla settima gara è arrivata la vittoria in Catalogna e nel successivo gran premio è arrivato secondo ad Assen. Si è sbloccato. Aveva vinto anche a Motegi (Giappone), ma fu squalificato per la non regolare pressione delle gomme. Cosa è successo a Fabio affinché facesse quel salto di qualità e si guadagnasse persino la MotoGP?
Lo ha spiegato proprio Boscoscuro in una bella intervista realizzata dal magazine bimestrale Slick diretto dal giornalista Enrico Borghi. L’ex pilota ha paragonato la situazione di Marco Simoncelli, con cui lavorò nel team Gilera nella classe 250 e che aiutò a sua volta nel fare lo step che gli mancava, a quella del francese: «È una questione di testa – spiega – ed è stato così anche per Quartararo. L’ho preso nel mio team Moto2 quando era praticamente a piedi alla fine del 2017. Cercai di capire che problemi aveva e mi resi conto che il problema era la testa».
Un pilota per fare la differenza deve sicuramente avere talento, ma da solo non basta. Oltre al lavoro è necessario anche essere nella condizione tecnica e ambientale per esprimere il proprio potenziale. La fiducia è un elemento fondamentale: «Capita che un pilota si trovi nella condizione in cui nessuno crede più in lui. Successe a Simoncelli alla fine del 2007 e l’ho vissuta con Quartararo, che presi in Moto2 nel 2018 quando non lo voleva più nessuno. Dicevano che era finito, ma aveva solo 20 anni».
Il boss del team Speed Up ha la sua parte di meriti per quanto è riuscito a fare l’attuale campione in carica della MotoGP. Lui e la sua squadra lo hanno supportato al massimo per cercare di tirare fuori quel talento che aveva intrappolato dentro. Non è stato un processo immediato, però poi i risultati sono arrivati e questo ha sbloccato Fabio anche mentalmente. Se nel 2021 ha trionfato nella classe regina del Motomondiale, un pezzetto di meriti appartengono anche a Boscoscuro e ai suoi uomini.