Avrebbe potuto affilare gli artigli ed invece si è trasformato in un “maggiordomo”. Bottas svela tutti i retroscena sul suo ruolo in Mercedes.
Da buon finlandese Valtteri Bottas non serba rancore, ma sin dal primo momento in cui la Stella lo ha messo alla porta a favore di George Russell ha cominciato a togliersi sassolini dalle scarpe.
Accusato di non essere mai stato davvero efficace e in grado di tirare fuori il massimo dal bolide che aveva tra le mani, il #77 è stato un buon mestierante e basta. Bravo a brillare in certe fugaci occasioni e tuttalpiù a portare a casa punti pesanti, è stato spesso sbeffeggiato per la sua figura dimessa, da tipico secondo alla Massa o alla Barrichello.
Un compito, quello di guardaspalle del capitano Hamilton che lui, a parole, ha sempre digerito poco, ma che molti gli rinfacciano come sua unica abilità, calcando sulla sua scarsa verve e fame di successo.
In 101 partenze con le Frecce Nere, il driver di Nastola ha sì firmato 20 pole position, però ne ha concretizzate giusto la metà. Un po’ poco e al di sotto delle attese per meritare un voto positivo. O perlomeno un rinnovo contrattuale.
Bottas, che bomba su Wolff: lui distrutto da Mercedes
Poteva ripetersi il duello fratricida avvenuto con Rosberg anche Bottas?
Parlando del periodo trascorso a Stoccarda, dunque dal 2017 al 2020 il biondo nordico ha tenuto a precisare che se lui non si fosse comportato da animale mansueto in squadra si sarebbe creata una gran tensione.
“Meno cooperazione tra me e Lewis avrebbe significato un minor numero di prestazioni valide per il team“, ha rilanciato al podcast della F1 Beyond The Grid.
L’armonia, a lungo termine, ha i suoi benefici, uno dei quali è la chance di esprimere il proprio parere sulla direzione di sviluppo dell’auto. Il secondo, non indifferente, è garantirsi la permanenza in scuderia. Una questione rilevante, per lui che da sempre ha dovuto convivere con accordi annuali.
“Non sapere cosa attendermi dal futuro o cosa sarebbe successo se mi fossi ribellato agli ordini è stato un fattore chiave nella mia carriera in Mercedes. Chissà, magari agendo diversamente avrei avuto più chance di diventare campione del mondo. Dopotutto quello era il mio obiettivo e ho fallito“, ha chiosato convinto di aver costantemente dato il 100% , nonché fiducioso verso il nuovo capitolo targato Alfa Romeo che si sta aprendo, anche se in questo caso l’iride sarà un miraggio lontano e irraggiungibile.