Andrea Dovizioso ha raccontato in esclusiva a noi di Tuttomotoriweb le motivazioni che lo spingeranno a restare o meno in MotoGP.
Andrea Dovizioso alla fine della scorsa stagione è tornato in MotoGP. Quelle gare però sono servite come una sorta di corso di apprendistato in vista di questa stagione 2022 che, si spera, possa rivederlo nuovamente grande protagonista del Mondiale. Sotto contratto con il Team WithU Yamaha RNF MotoGP proverà a giocarsi le sue carte.
Allo stesso tempo però proverà anche a far crescere la Yamaha grazie alle sue grandi doti da tester, che già in passato ha dimostrato sia in Honda che in Ducati. Noi di Tuttomotoriweb.it abbiamo avuto il piacere di poterlo intervistare in esclusiva e chiedergli così le sue prime impressioni sulla stagione che è ormai alle porte.
Sei tornato in Yamaha dopo 10 anni, che moto hai trovato?
Non troppo diversa. Positivo perché la percorrenza in curva e altri piccoli aspetti della moto sono davvero molto simili ed è stata una bella sensazione, anzi meglio. Ho trovato una situazione un po’ particolare a livello di grip e credo che mi sta condizionando più di altri aspetti. Non è stato facile. Non mi aspettavo risultati diversi l’anno scorso quando sono entrato.
Quando entri a 3/4 di stagione con una moto opposta a quello che sei abituato non puoi andare forte senza conoscere i dettagli come saperti muovere nel weekend. Secondo me c’è un grosso lavoro da fare sotto questo aspetto che può portare un vantaggio a tutti i piloti, indipendentemente dallo stile di guida.
Andrea noi siamo abituati a vederti lottare per il titolo negli ultimi anni. Il Dovizioso di oggi corre per divertirsi o ancora per rincorrere il Mondiale?
L’obiettivo è quello indubbiamente perché si corre per questo. La MotoGP è spietata, come tutti gli sport al massimo livello. Puoi fare degli anni in cui ti godi la situazione perché magari non hai ambizioni alte, ma non esiste questo ragionamento. Poi è logico che bisogna avere la possibilità di essere competitivi. Io in questo momento non posso sapere se posso stare effettivamente là davanti.
Cominciamo questi test, saranno fondamentali per capire. Finire la stagione con una moto di due anni fa è un aspetto e questo mi è servito tantissimo per cominciare quest’anno nel migliore dei modi. Adesso però bisogna avvicinarci e soprattutto mi devo io adattare alla moto e non è per niente facile. Credo che l’aspetto più complicato sia il grip che abbiamo dietro che rende obbligatorio il modo in cui devi guidare. Devi portarla così perché altrimenti poi non riesci a sfruttare i lati positivi della moto.
Com’è stato condividere il box con Valentino Rossi? Pensi si sia ritirato nel momento giusto?
Mi è piaciuto e mi ha fatto tanto piacere essere nello stesso box in un momento storico particolare che è stato quello della fine della sua carriera. Il momento giusto non esiste mai. Lo può sapere solo il pilota, dipende da cosa cerca, come vuole vivere e cosa vuole fare.
Se la metti dal punto di vista che Valentino ha vinto talmente tanto che non lo volevi vedere dietro no, ma secondo me Valentino non ha fatto questo ragionamento. Quindi conta poco la gente che dice che doveva smettere prima. Se lui l’ha fatto è perché aveva il potere di decidere e perché voleva farlo e nessuno lo obbligava. Quindi come fa ad essere sbagliata una decisione del genere?
Tu quest’anno potresti stabilire un primato: primo pilota capace di vincere con tre costruttori diversi in MotoGP. È un obiettivo che ti sei prefissato?
Davvero? Nessuno ce l’ha mai fatta? Hai fatto bene a dirmelo, è una bella cosa. Non è facile, però perché non sognare.
Tu hai guidato la Ducati praticamente sino a ieri: qual è il suo punto di forza? In passato si è sempre parlato di motore, ma negli ultimi anni anche aerodinamica ed elettronica sembrano essere diventati dei punti di forza.
Il loro motore continua ad essere molto più competitivo di quello delle altre moto. L’anno scorso poi si è rivista tanta differenza a livello di potenza. Io credo che in Ducati sono molto bravi a lavorare su tanti aspetti attorno alla moto e sono sempre stati alla ricerca e questo è stato positivo. Oltre ad avere un motore più potente dove puoi guadagnare in certi punti ci sono altri aspetti dove sono superiori alle altre moto.
Rimane una moto che a centro curva è un po’ più complicata delle altre moto, solo che migliorando gli altri aspetti, la somma ha fatto si che la moto diventasse più competitiva e la dimostrazione è stata l’anno scorso. Tu capisci quanto competitiva è una moto da quanti piloti riesce a mettere lì davanti.
È sempre andata così e andrà sempre così. Quando tu vedi quindi un’annata come quella 2021 spesso con parecchie Ducati davanti è stato come quando nel 2011 eravamo riusciti a mettere a posto la Honda ed eravamo 4 piloti ufficiali sempre là davanti e si inseriva solo Lorenzo con la Yamaha. Questo succede quando la base della moto è più semplice da portare a limite. In più situazioni ti puoi trovare competitivo.
Ti senti supportato dalla Yamaha pur non essendo nel team factory?
Oggi i team clienti sono come quelli ufficiali, identici. Dipenda dall’accordo che fai, ma oggi quasi in tutte le case la moto clienti è quella ufficiale dell’anno prima. Poi dipende sempre dalla differenza che fai da un anno all’altro, a volte può essere grossa e a volte può essere piccola.
Adesso però non fai più cambiamenti grossi. Se ci fai caso negli ultimi anni le moto vanno bene tutte. I distacchi sono sempre piccoli di tutte le case. La base è buona di tutti, logicamente fanno la differenza i dettagli. Adesso una moto che non funziona non esiste più, ci sono solo caratteristiche diverse.
I team satelliti hanno un supporto ufficiale. La differenza è che nel team interno ci sono più persone che lavorano su certi aspetti, ma la gestione di tutti questi aspetti si condivide. Il supporto dei team satelliti fanno i meeting con quelli del team ufficiale. Quindi si condivide tutto come i dati. La MotoGP è diventata così.
Ci puoi raccontare il tuo rapporto con Jorge Lorenzo perché non abbiamo mai capito certe dinamiche. Cioè sembravate una coppia sempre pronta ad esplodere, c’è stato qualche episodio in particolare che ha complicato la vostra relazione?
Amicizia tra me e Lorenzo io non l’ho mai vista. Non c’è mai stata. All’inizio della sua storia in Ducati si è presentato sotto al podio un po’ di volte ma sinceramente non ho mai capito più di tanto e non essendoci una vera amicizia non ne abbiamo mai parlato. Quindi non saprei neanche risponderti esattamente.
Non c’è mai stato tanto rapporto, c’è sempre stata tanta rivalità com’è normale che sia perché abbiamo fatto sempre il salto di categoria insieme. Addirittura nell’Europeo ci siamo scontrati. Io lo stimo tantissimo come pilota, indubbiamente, ma per il resto è sempre stato un avversario.
Di verità se ne dicono molto poche e soprattutto molti piloti non dicono quasi mai la verità. Ci sono piloti che dicono più verità quando fanno le interviste e altri che non la dicono quasi mai. O meglio, le verità su certi dettagli o cose che succedono. Voi o comunque la gente vi fate un’idea in base a quello che viene fuori dalle TV e dalle interviste, ma non si dicono tante cose che veramente succedono anche perché tanti piloti farebbero delle gran figuracce.
C’è qualcosa che cambieresti nella tua carriera?
Si può sempre fare meglio. non esiste secondo me un pilota che è soddisfatto al 100%, indipendentemente da quanto ha vinto o chi ha vinto di più. È normale che si cerca sempre di raggiungere la perfezione e di migliorarsi. Non puoi mai essere contento, poi alla fine puoi tirare la riga e dire: “Ho avuto la fortuna e la possibilità”, il che è vero. Diciamo che alzi sempre l’asticella.
Finché non arrivi al Mondiale pensi di non arrivarci. Quando poi lo raggiungi, vuoi vincere, poi un Mondiale non ti basta. È abbastanza normale ed è giusto che sia così per l’ambizione che ogni pilota deve avere. Se non hai questa spinta e questa fame “malata” non ce la fai perché devi veramente superare i tuoi limiti e combattere contro talenti e case pazzesche quindi fa parte dello sport ed è normale così com’è normale purtroppo essere infelici.
Ho appena visto il documentario della Pellegrini e quello è un ulteriore esempio. È stato bellissimo, mi è piaciuto tantissimo. C’è molta verità e ha fatto vedere quanto culo si fanno i nuotatori e quanto culo si è fatto lei. Anche una che ha vinto così tanto ed è stata così importante, ad un certo punto le è diventato complicato riuscire a mantenere quei risultati, ma questa è la natura. Vuoi vivere di quelle cose lì e quindi fai fatica a farne a meno. A quel punto vai avanti e avanti perché vuoi di più ancora di più ed è stato un documentario bellissimo.
Riuscire a fare la 5a Olimpiade, arrivare in finale, in affanno, perché lei era abituata a vincere, ma quella è stata come una vittoria quindi è stato bello. Rivedo tante cose di quelle che ha fatto Valentino negli ultimi anni o comunque posso guardare me stesso che sto per compiere 36 anni. La vita dello sportivo ha una durata e le cose cambiano.
Vorresti arrivare come Valentino a 42 anni in pista?
No, sono già arrivato abbastanza avanti perché non mi sarei mai aspettato di voler continuare in MotoGP. Noi siamo fortunatissimi, c’è un grande seguito e devo dire solo grazie. La MotoGP però è bella solo se stai davanti per me. Quindi in una situazione dove non hai la possibilità di stare davanti c’è poca durata dal mio punto di vista. Preferisco fare altre cose.
Sinceramente dipende tutto da che emozioni provi mentre corri, ma a me non è mai interessato essere in MotoGP per esserci. Se non mi troverò bene non continuerò perché non è una mia ambizione rimanere in questo campionato perché è normale che ci sia un cambio generazionale continuo e tutti spingono continuamente.
Ti sei dato una scadenza con il team per decidere poi se proseguire ancora insieme anche nel 2023?
No, anche perché in questo momento non sappiamo manco cosa possiamo fare, quanto bene possiamo andare quest’anno quindi non ha senso. Non credo che da ambo le parti ci sia interesse a parlarne adesso. Molto serenamente si comincia la stagione senza avere alcun pensiero per il futuro. Dipende da quello che fai, come ti senti, poi si vedrà, ma questo aspetto al momento non è un pensiero per me.
Una volta Tony Cairoli mi ha detto che tu sei tra i piloti di MotoGP uno dei migliori a fare motocross. Questo sport continuerà ad essere un gioco per te o dopo potrebbe diventare qualcosa di più?
Io l’anno scorso già l’ho fatto, è logico che l’ho dovuto fare a livello amatoriale perché non puoi decidere dall’oggi al domani di farlo. Ho fatto delle esperienze importanti, solo quando sei dentro quel mondo puoi capire certe cose. Il motocross è particolare quindi è difficile, è tosto e quando ci sei dentro capisci quante palle hanno quelli che lo fanno, quelli che hanno ottenuto certi risultati e quelli che sono rimasti a quel livello sino alla fine come Tonino.
Solo la gente che corre riesce a capire come devono vivere durante l’anno e i rischi che si prendono. Diciamo che il cross non è tanto per i 36-37-38-39-40enni. Questo è un mio problema, nel senso che mi piacerebbe davvero avere 20 anni per poter fare tutto il cross che voglio, ma è un po’ complicata la cosa. Però faccio fatica a fare a meno dello sport.
Che MotoGP dobbiamo aspettarci in questo 2022? C’è qualcuno che ti ha già impressionato?
Purtroppo mi aspetto una MotoGP simile a quella dell’anno scorso, nel senso che per vari motivi tecnici si è tutti troppo attaccati e si fa la gara in base alla posizione della qualifica. La gara non si modifica più di tanto e questo secondo me toglie un po’ di bello della MotoGP perché la gara diventa più sulla prestazione piuttosto che sui sorpassi e la strategia. Però ogni sport ha la sua storia e ci sono sempre delle motivazioni del perché succedono certe cose. Adesso il regolamento è così e quindi ci si adegua.
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