Gasly dovrà attendere ancora prima di poter tornare in Red Bull. Il direttore sportivo del team spiega il motivo dell’ingaggio di Perez.
Riuscirà mai Pierre Gasly a rientrare in Red Bull? Se lo chiedono in tanti. Estimatori del francese, ma anche semplici addetti ai lavori e amanti della F1. La crescita progressiva del transalpino culminata con la vittoria di Monza nel 2020 e proseguita nel 2021 con il podio di Baku e un insieme di buone prestazioni da top 5, ha fatto aumentare in modo esponenziale il suo gradimento.
Ma soprattutto, a creare un certo senso d’affetto nei suoi confronti e l’atteggiamento ostile di Helmut Marko nei suoi confronti. Per qualche motivo, il cacciatore di talenti per il marchio energetico non lo ha mai avuto in simpatia. O meglio non lo ha mai ritenuto un pilota all’altezza di alti obiettivi. Riuscito a vincere il campionato GP2 soltanto al terzo tentativo, il 26enne ha avuto la grande sfortuna di entrare nell’ottica del gruppo nello stesso periodo Max Verstappen. Un predestinato, vero. Creato ad hoc dal padre Jos per essere una macchina da vittoria.
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L’ennesimo no a Gasly arriva a sorpresa
Promosso nel main team nel 2019 e a metà campagna ricacciato indietro nell’allora Toro Rosso, il driver di Rouen ha sperato in una seconda chance quando al termine della prima stagione stravolta dal Covid Alex Albon è stato messo alla porta. Ed invece, ancora una volta per lui è arrivato il rifiuto e ulteriore mazzata, l’ingaggio di Sergio Perez, esterno all’orbita austriaca.
A peggiore le cose il rinnovo per il 2022, a cui il direttore sportivo Jonathan Wheatley, ha dato una motivazione.
“Il nostro obiettivo è aggiudicarci entrambe le classifiche e per questo necessitiamo di due corridori esperti, capaci di unirsi nella battaglia“, le parole dell’ingegnere al “Jack Threlfall Show”, quasi a sostenere l’inabilità del portacolori Alpha Tauri di perseguire target alti.
Per far capire la chiamata del messicano, il tecnico ha fatto il paragone con Mark Webber, spalla di Sebastian Vettel nel periodo di supremazia di Milton Keynes.
“Anche l’australiano fu inserito per renderci più competitivi“, ha commentato individuando come discriminante che porta a favorire chi è nel mestiere da più tempo con la capacità di individuare gli aspetti su cui concentrarsi.
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“Checo è piuttosto bravo da questo punto di vista e ciò gli consente di essere veloce. Mi auguro che in questa stagione possa godere di una monoposto valida per dimostrare il proprio valore“, ha quindi concluso l’inglese.