Dallo scorso dicembre si è aperto un processo alla FIA e a Masi, ma cosa succede veramente nella stanza dei bottoni nel corso delle gare?
Gli episodi che hanno influenzato il GP di Abu Dhabi del 2021 e conseguentemente decretato la vittoria iridata di Max Verstappen e la sconfitta di Lewis Hamilton, non hanno mai smesso di far parlare.
Per questo lunedì 14 febbraio si è svolta la prima riunione indetta dal nuovo presidente Mohammed Ben Sulayem alla presenza dei team iscritti per un confronto sui temi proposti dall’ultimo round negli Emirati e in ottica futuro.
Inutile dire che l’attenzione di tutti si è focalizzata sulle frizioni tra Mercedes e Red Bull, e in particolare sulla funzione del responsabile di gara Michael Masi, che ora rischia di essere licenziato.
F1, Michael Masi nella bufera: la FIA ha preso la sua decisione
Sull’argomento si è espresso anche Danny Sullivan, vincitore nel 1985 della 500 Miglia di Indianapolis e membro del collegio federale in alcuni eventi.
Il pilota americano non solo ha preso le difese dell’australiano, ma ha altresì spiegato nel dettaglio cosa avviene durante le gare.
“Subisce molta pressione, in quanto deve prendere la decisione giusta e nel contempo seguire le regole sapendo comunque che deluderà sempre qualcuno. Quindi non è corretto prendersela con lui“, ha analizzato a Motorsport.com.
Evidenziando come il manager di Sydney “lavori come un cane per tutta la stagione” essendo il perno della FIA, per il 71enne essere esausti e perdere la lucidità è del tutto giustificabile.
Per l’ex driver vi è poi un’altra certezza, ovvero che tutto “in cabina di regia” si svolge sempre nella piena correttezza e senza suggerimenti esterni.
“Come commissari ci limitiamo a guardare dati e immagini. Da lì si decidono le eventuali penalità. Se ci sono dei dubbi si fanno domande e si prende la decisione migliore in base al materiale a disposizione“, ha ribadito smarcando Masi dalle accuse di essersi fatto plagiare dall’una o dall’altra squadra.
F1, dubbi sul ruolo di Masi: Horner propone una soluzione
“Michael è un bravo ragazzo e Whiting, il suo predecessore credeva molto in lui. Il problema è che Charlie era nato meccanico e cresciuto in F1. Rimpiazzarlo non è semplice“, il crudo e realista commento conclusivo.
Le prossime settimane saranno cruciali per la definizione dell’avvenire del direttore di gara che potrebbe essere rimosso dall’incarico, o eventualmente affiancato da figure di supporto.
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