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Motomondiale

Il dopo Valentino Rossi inizia con un tris: e c’è sempre il suo zampino

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Oscar Slaifer

In Qatar il cielo si tinge di azzurro grazie a Migno, Vietti e Bastianini. Ma ancora una volta tutto porta a Valentino Rossi, il grande assente.

Un avvio che migliore non poteva essere per l’Italia. In Qatar, nel primo gran premio del 2022, una tripletta davvero da sogno, che fa ben sperare per una stagione che può vedere i colori azzurri brillare come non mai. Andrea Migno, Celestino Vietti ed Enea Bastianini hanno centrato delle vittorie per certi versi molto simili in termini di forza e maturità. Segno che vogliono cambiare passo e dare una svolta decisa alla loro carriera, per motivi diversi.

Andrea Migno, Enea Bastianini e Celestino Vietti (Foto Ansa)

Ma la realtà dice che nella prima stagione dopo 26 senza Valentino Rossi, alla fine il Dottore la sua presenza l’ha fatta pesare ancora una volta.

Valentino Rossi, c’è lui dietro al tris italiano

Ha fatto uno strano effetto giovedì veder arrivare i piloti al circuito e non trovare il campione di Tavullia. 25 anni sono tanti, un’era che ha caratterizzato in maniera indelebile il Motomondiale. Ma alla fine Valentino Rossi in Qatar c’è stato lo stesso. Vuoi innanzitutto per il fatto che appena si sono accesi i motori per le prime prove libere, è arrivata la notizia della nascita della primogenita Giulietta, che in parte ha mitigato la sicura malinconia per non essere in pista anche lui.

E poi sono ben due i pupilli dell’Academy di Vale che hanno trionfato. A cominciare da quel Migno, genio e sregolatezza, che dopo anni di promesse sembrava proprio non voler sbocciare. E invece ha cominciato il 2022 con un altro piglio, preparando con una meticolosità certosina questa annata, lavorando tanto anche in galleria del vento per migliorare la sua posizione sulla moto. Segno che stavolta non vuole lasciare nulla di intentato e provare a crearsi quella carriera che ha sempre sognato.

E poi c’è Vietti, svezzato in pratica fin dai primi passi in Moto3 da Valentino Rossi con grande attenzione e che, gara dopo gara, ha cominciato a far intravedere a tutti quel talento che ha visto in lui il nove volte campione del mondo.

Sempre sorridente, sguardo da ragazzino quasi timido, Celestino ha iniziato in punta di piedi ma per questa annata ha voluto in un sol colpo spazzare via questa immagine per darsene un’altra, più cattiva e decisa. Perché dopo aver visto tanti dei suoi colleghi decollare dalla Moto2 alla MotoGP, ora quel salto lo sogna anche lui. E le premesse ci sono tutte. Perché il talento e il carattere ci sono, così come il team, che è uno dei più forti su piazza. E la concorrenza, con Pedro Acosta in primis, non deve far paura.

Bastianini non è un prodotto della scuola del Dottore, ma ha le stimmate del campione. Portato in palmo di mano dal manager Carlo Pernat, che di talenti se ne intende eccome, ha vissuto una prima annata nella classe regina tra alti e bassi, ma mostrando sempre una grande voglia di imparare. E la fine del 2021 aveva fatto capire che mancava davvero poco perché il suo talento emergesse anche in MotoGP. I test, sempre condotti tra i primi, hanno lasciato un secondo importante indizio. A Losail la piacevole conferma, dopo una gara attenta e fatta di sorpassi decisi, senza alcuna sbavatura. Insomma quasi da veterano.

Il tutto in nome di quel Fausto Gresini che c’ha creduto sempre in lui e che, come ha detto lui stesso, di sicuro lo ha guidato con lo sguardo da lassù. Perché di forza e polso ne ha Bastianini. basta solo tenerlo sempre sulle spine, punzecchiarlo al momento giusto. Ma con queste premesse, può di sicuro recitare una parte importante in questo 2022 che, a ben vedere, vedrà tanti piloti lottare per la vittoria finale. Chissà che non ci scappi qualche sorpresa.

E che Valentino Rossi sia onnipresente poi lo dimostra un altro dato: la tripletta Migno-Vietti-Bastianini è la prima tutta italiana dal Gran Premio di Misano del 2018 (allora furono Dovizioso nella classe regina, Bagnaia in Moto2 e Dalla Porta in Moto3 a trionfare). Ma soprattutto che tre italiani vincessero nella prima gara stagionale non succedeva dalla Malesia del 1996. E quella fu la prima gara nel mondiale proprio di Valentino Rossi. Che sia un segno del destino?

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Oscar Slaifer

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